Regia di Samuel Fuller vedi scheda film
E' un western originale, breve ma molto ricco, che unisce l'abituale durezza di Sam Fuller a momenti dolci e quasi lirici, aiutati dalle belle canzoni a chitarra della colonna sonora. E' una storia di rivalità, prepotenze, e di assurde vendette che causano inutili sofferenze. La cattiveria e la crudeltà di certi personaggi vengono presentate senza sconti, come pure gli atti da essi compiuti. Di questi tuttavia il regista riesce a comunicare pienamente la tragicità senza indulgere minimamente in particolari truculenti, e anzi rappresentandoli in modo molto fuggevole e veloce. Ciononostante, come dicevo, certi omicidi sono impressionanti ed estremamente duri per la crudeltà che li caratterizza.
Il west rappresentato da Fuller è segnato da parecchio odio e violenza, ma siamo tuttavia lontani anni luce dai western di Sam Pekinpah. In questo film l'omicidio rimane per alcuni personaggi un grosso cruccio interiore, un motivo di rimorso, un evento tragico da scongiurare e da condannare. Ciò non si può dire dei film di Pekinpah, dove si ammazza ridendo e quasi senza pensarci, e dove il male viene rappresentato come qualcosa di banale e indifferente (il che me li rende molto sgradevoli).
La scheda di Film TV sostiene che il lieto fine sarebbe stato imposto dalla produzione, che però è dello stesso Fuller. Sua è anche la sceneggiatura. E' insomma un film tutto suo; per di più rilevo che il finale mi sembra molto riuscito e per nulla dissonante. Da chi, quindi, sarebbe stato imposto? Potrei sbagliarmi, ma, oltre a ciò, non sembra affatto girato per forza e appiccicato lì. Barbara Stanwyck, non più giovane ma ancora bella, dà un'altra prova della grande attrice che era, e rende bene il percorso morale del suo personaggio. Pure gli altri attori se la cavano bene. Bellissima fotografia in bianco e nero.
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