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Le Week-end

Regia di Roger Michell vedi scheda film

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La recensione su Le Week-end

di EightAndHalf
7 stelle

La Nouvelle Vague a scoppio ritardato. Nella Ville Lumière romantica e intellettuale si consuma il confronto fatto di tira e molla di due coniugi al loro trentesimo anno di matrimonio. A dimostrare che il tira e molla non è solo appannaggio delle coppie giovani e belle. Evitando flashback e sentimentalismi spiccioli, ma arrivando a un vero e proprio trionfo in quanto a temperanza, Roger Michell filma la sceneggiatura di Hanif Kureishi tallonandola in tutte le sue infinite citazioni colte e infiniti rimandi alla cultura occidentale esplosa in passato e compagna dei desideri giovanili del Maggio Francese e del '68 europeo, senza negarsi la visione di splendidi scorci parigini ma senza scivolare mai nel cartolinesco più patinato. Le Week-end eccelle nella sua straordinaria umiltà, ma anche nella sua incontenibile voglia di non accontentarsi delle consolazioni più irrisorie. Frapponendo migliaia di riferimenti colti, dall'esistenzialismo francese a Proust, fino all'Impressionismo (c'è una sequenza che ricalca L'assenzio di Degas) e a Bande à part (splendido il finale), Michell trasforma quella che un trailer acchiappa-spettatori proponeva come la solita commedia romantica in un divertente e raffinato film sentimentale che non snocciola sentimenti a buon mercato, ma ci avvicina ai personaggi in termini profondamente umani e non barbosamente psicanalitici. Riproponendo così lo scatto vitale di una coppia che la giovinezza non la vede da un pezzo, il regista di Notting Hill non si limita a ringiovanirli, anzi, li mantiene anziani, ma non per questo più responsabili, né eticamente edificanti. Il loro comportamento è proprio quello dei protagonisti di Bande à part, tengono a vivere vivere vivere incondizionatamente, e non sanno se è il mondo ad esser diventato sogno, o il sogno mondo. 

 

Ciò non toglie però che la diatriba sogno-realtà si riproponga mai stanca ma pronta a colpire. Infatti il loro stesso viaggio d'evasione da fallimenti lavorativi e familiari viene inficiato dall'esplosione di tensioni all'interno della coppia, e da improvvisi scatti di gelosia. E tra momenti di odio/amore e ricerca di una libertà dispersa nei meandri dell'unione coniugale, la scoperta ricorrente per cui i due non riescono a stare l'uno senza l'altra e viceversa non è mai ottimisticamente interessata, ma problematica e sincera, pregna di emozioni e di pathos raramente funzionanti nelle commedie moderne. Oltre al fatto che riuscire a coinvolgere con temi triti e ritriti come quelli delle crisi coniugali vuol dire che proprio ci si sa fare nella messa in scena dell'essere umano e di tutte le sue infinite contraddizioni, specie quando ci si mette a parlare dell'argomento di discussione più vecchio del mondo, l'amore. Dunque la scelta di emulare la Nouvelle Vague risulta funzionale alle rivendicazioni libertarie dei due protagonisti (soprattutto della protagonista femminile, una Lindsay Duncan formidabile, degna gemella di Sabine Azèma), e non solo non è una stanca emulazione, ma genera qualcosa di nuovo nel momento in cui emula un qualcosa che già di per sé emulava il passato, proprio la Nouvelle Vague, che cambiava il presente rimestando il passato in maniera confusamente contorta. E' così che Le Week-end diventa anche una riflessione sul nostro presente culturale, e sul destino delle libertà che la cultura permetteva, un discorso evidente dal personaggio di Jeff Goldblum, scrittore erudito e di successo ma sempre profondamente ammirato dal protagonista Jim Broadbent (immenso) nonostante quest'ultimo sembra aver "consumato tutte le sue qualità". 

 

Un film dunque sull'amore e sulla cultura, e per questo decisamente colto, ma apprezzabile da chiunque, anche se ben più delicato di certi prodotti che oggi fanno il pienone biascicando di amore senza nemmeno sapere cosa vuole dire. Qui siamo di fronte a un degno quarto capitolo di Before Sunrise, e a due protagonisti che acchiappano allo stesso modo di Hawke e della Delpy. Nonostante l'età, nonostante la stanchezza, nonostante il tedio di vita. 

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