Regia di J.C. Chandor vedi scheda film
Classe 1973, J.C. Chandor conferma con questo suo secondo lungometraggio, successivo al ben fatto “Margin Call” (2011) (e pace all’anima nostra avremmo già dovuto vedere il terzo “A most violent year”, ormai inesorabilmente disperso (edit, in uscita a breve)), di non essere il solito regista, probabilmente non un (futuro) genio assoluto, ma comunque un’artista a cui piacciano le sfide.
E questo film, che piaccia o meno, una sfida lo è a tutti gli effetti.
Durante un viaggio in solitaria in mare aperto un uomo (Robert Redford) si ritrova col suo yacht danneggiato a dover affrontare la natura in una vera e propria lotta per la sopravvivenza.
Tra tempeste che si alternano al sole più cocente non vuole rinunciare alla vita anche quando una serie di beffe sembrano voltargli definitivamente le spalle.
Trattasi di un vero e proprio film d’azione esistenziale (definizione pertinente e propria dello stesso J.C. Chandor) che non ammicca allo spettacolo (non che ciò sia un male a prescindere, ma “La tempesta perfetta” (2000) qui sarebbe stata fuori luogo), ma che nei continui silenzi e nelle difficoltà ci fa riflettere sulla vita e sulla natura che pare quasi accanirsi sull’occasione distruggendo prima di tutto ciò che si (ci) lega al progresso e quindi alla più semplice possibilità di facile salvezza.
Un doppio messaggio chiaro, da un lato richiama la necessità di lottare con forza e fino alla fine per la vita, dall’altro ci ricorda che anche la natura merita più considerazione e che se vuole ha pur sempre una posizione di vantaggio sull’uomo (segni che già vediamo ovunque, noi saremo anche destinati all’estinzione, ma qualcosa dopo di noi ci sarà ancora).
Un film inoltre pregno di coraggio, è a tutti gli effetti un film muto (ad eccezione del discorso iniziale), anche se poi nel finale pare un attimo piegarsi ad una speranza (ma prima, con quelle navi che sfiorano il naufrago, regala davvero le beffe più colossali), che ad ogni modo è un atto di apertura probabilmente necessario.
Ed ancora una volta, nonostante l’età, Robert Redford è chiamato ad un ruolo di gran forza, probabilmente non congruo alla sua età, ma poi è lo stesso J.C. Chandor a togliere qualsiasi dubbio visto che ricercava specificatamente un uomo di terza età (ed ha pescato il migliore per l’occasione), aspetto che permette di meglio sottolineare ciò che al regista più preme.
Una pellicola interessante che impiega piuttosto bene il tempo (sopra i 90 minuti) pur non avendo a disposizione un’infinità di azioni da mostrare anche se forse qualche scorcio marino, pur accompagnato da suoni e rumori molto naturali, non trova quella disperata poesia che vorrebbe ricreare.
Può piacere tanto o poco, ma a suo modo offre comunque qualcosa di significativo.
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