Regia di Sergio Merolle vedi scheda film
Una gang di ladri di bestiame si accampa in un paesino di montagna, facendo piazza pulita attorno a sé. Lo sceriffo locale viene presto eliminato, ma sarà il suo figlio adottivo – il cui vero padre è proprio uno dei banditi – a vendicarlo.
Pur essendo visibilmente un prodotto a bass(issim)o budget, non ci troviamo di fronte a uno dei titoli peggiori del vastissimo filone del western all’italiana; Quanto costa morire è un’onesta pellicola di intrattenimento a base di sparatorie e frasi fatte da pistoleri, con la particolarità dell’ambientazione nella neve. La realtà è che il film è stato girato nel Parco Nazionale d’Abruzzo nel corso dell’inverno fra il 1967 e il 1968: comunque il risultato non è affatto male. Dietro la macchina da presa c’è, per la sua prima e ultima regia, il produttore Sergio Merolle; forse l’esperimento non ha dato frutti sufficienti per portare a un’opera seconda, ma a conti fatti – data anche la semplicità della messa in scena del lavoro – Quanto costa morire è una visione più che digeribile. La storia è senz’altro approssimativa (sceneggiatura del giovane Biagio Proietti) e priva di grandi sobbalzi; nel cast, parimenti, mancano i nomi degni di nota, sebbene nel complesso e per il contesto gli interpreti risultino adeguati: Andrea Giordana, John Ireland, Mireille Granelli, Raymond Pellegrin, Bruno Corazzari e Betsy Bell sono i principali. Il ritmo è abbastanza compatto, il finale piatto come l’andamento della trama. 3/10.
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