Regia di Mukunda Michael Dewil vedi scheda film
Con i pregressi dei vari “Fast and furious”, Paul Walker era, ahinoi, decisamente a suo agio all’interno di un abitacolo e il film di Mukunda Michael Dewil riprende questo aspetto senza farne però tesoro.
Se i temi per assistere ad un buon film ci sarebbero tutti, azione, pericolo ma anche impegno, la loro disposizione in campo è tutto fuorchè altamente professionale e qualificata.
Michael Wilks (Paul Walker) infrange la libertà vigilata per recarsi in Sudafrica a trovare l’ex moglie, ma una volta arrivato prende la macchina sbagliata all’autonoleggio e finisce imbrigliato in una storia più grande di lui.
A bordo trova infatti una donna rapita dalla polizia per essere eliminata in quanto a conoscenza di fatti che se portati alla luce farebbero esplodere un caso spinoso agli occhi dell’opinione pubblica.
Tornare indietro, o fare finta di nulla, è impossibile, l’unica speranza per Michael è portare alla luce del sole quanto accaduto prima di essere ucciso.
Il tema relativo ai diritti, e ai relativi ostacoli che il potere frappone per evitare che nefandezze varie vengano alla luce, è una copertura di tutto rispetto che però non riesce a nascondere le gravi lacune del film.
Difatti, anche considerando la situazione che vive Michael, buona parte della vicenda sembra essere una congiura nei confronti dell’intelligenza.
Da una macchina presa per sbaglio, ecco quindi una serie di errori e di capitomboli, rivelazioni che si susseguono ma scarsamente coadiuvate da dialoghi e spiegazioni che anzi non fanno che aggravare le cose.
Pure il ritmo s’incaglia di sovente, tra un inseguimento e l’altro (eccessivi e nella norma) ed il montaggio in più punti presente delle pecche piuttosto vistose.
Ma su tutto sfigura il personaggio di Michael con decisioni che spaziano tra lo spericolato e l’assurdo che lo conducono in un vicolo cieco che risolve chi sa come, ma che nell’essenza non è affatto complicato intuire.
Un film principalmente scritto molto male e che per questo motivo vanifica le buone intenzioni legate al voler parlare di poteri forti e delle azioni che le persone normali sono chiamate ad intraprendere per metterli alla berlina; significativa la locatione scelta, Johannesburg, città che avvicina il degrado a bei quartieri (oltre che segnalarci che ancora oggi in Sudafrica c’è molto lavoro da compiere in fatto di diritti e doveri), ma su tutto il resto cala il gelo e per di più ci sono fin troppi sterili riempitivi che comunque non consentono di andare oltre gli ottanta minuti di durata, ulteriore segno che non si ha lavorato a fondo attorno al nocciolo che invece dei pregi li aveva (almeno potenziali).
Parecchio lacunoso e contraddittorio.
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