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Into the Grizzly Maze

Regia di David Hackl vedi scheda film

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La recensione su Into the Grizzly Maze

di giurista81
7 stelle

Diretto dallo scenografo della saga Saw – L'Enigmista, passato alla regia con Saw V, Into The Grizzly Maze, conosciuto anche come Il Labirinto de Grizzly, è una piccola e misconosciuta produzione canadese (e statunitense) non troppo supportata economicamente. Le interpretazioni (e il doppiaggio) deludono, così come la fotografia non risulta sempre efficace. David Hackl guarda in modo evidente a Jaws e a Grizzly (1976), facendo inserire nel copione un noioso rapporto di natura fraterna tra i due protagonisti (parte alquanto noiosa) e un più interessante risvolto animalista, in cui l'orso assassino diviene una sorta di materializzazione della ribellione della natura contro la crudeltà dei cacciatori (mutilano animali, uccidono indiscinatamente adulti e cuccioli). Da Spielberg arriva la lezione di nascondere il più possibile le armi della pellicola. Il grizzly nella prima appare per lo più grazie al montaggio, che sembra assemblare riprese di repertorio al film vero e proprio. Gli attacchi, assai numerosi, sono inizialmente rapidi e veloci, grazie a uno specifico montaggio più volto a suggerire quanto sta avvenendo che al mostrarlo. Su coordinate tutt'altro che innovative, il film prosegue senza farsi notare più del dovuto fino all'ultima mezzora. Qui Hackl cambia registro e passo, da diversi punti di vista. La fotografia si fa più cupa, le scenografie (boschive) vengono invase dalla nebbia, mentre l'orso diventa assoluto protagonista. Arti squarciati, teste spaccate dai morsi, attacchi (notevoli) in primissimo piano col sangue che cola copioso dalle fauci della bestia che lancia ruggiti minatori. Serrata lotta finale, che eleva questo piccolo prodotto a un interessante beast movie per la sua spettacolarità e verosimiglianza. Certo, il grizzly è rappresentato come una macchina da guerra che divora persino gli altri orsi (come nel film del 1976) e da la caccia senza sosta a una spedizione che avrebbe dovuto stanare. Alla fine, come per Spielberg, sarà la condotta irrefrenabile della bestia a giocare un ruolo decisivo per la sconfitta della stessa.

 

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