Regia di Scott Charles Stewart vedi scheda film
Dopo due titoli tanto ambiziosi quanto privi di reale interesse e deludenti nei risultati (“Legion” (2010) e “Priest” (2011), Scott Charles Stewart prova a ripartire con un horror “low-budget” prodotto da Jason Blum.
Niente di nuovo, o anche solo di efficace in toto, ma per lo meno non vuole vendere fumo al pubblico.
Non è il momento migliore per la famiglia Barrett quando in casa cominciano ad assistere ad eventi poco chiari ai quali è difficile attribuire una spiegazione logica.
Più volte trovano segni di presenze notturne in salotto, ma senza tracce concrete per risalire ai colpevoli, ripetutamente stormi di uccelli si schiantano contro la loro abitazione, in più il piccolo Sam racconta sogni inquietanti ai suoi genitori Lacy (Keri Russell) e Daniel (Josh Hamilton) che non possono fare altro che provarle tutte per difenderlo anche affidandosi ai consigli di un medium (J.K. Simmons).
Classica famiglia della classe media americana alle prese con un nemico invisibile ed assai più forte di loro ed è solo uno dei tanti paletti ripresi da altri film horror recenti a partire da “Paranormal activity” (2007) per quanto girato molto meglio (anche se poi si tratta anche di scelte stilistiche di base).
Costruzione quindi tutt’altro che entusiasmante “per contratto”, almeno sulle direttive basiche, ma se non altro Scott Charles Stewart riesce a far esplodere alcune schegge horrorofiche, soprattutto condensate lungo la parte finale, mentre la partenza è decisamente al rallentatore per quanto si diano delle connotazioni tangibili alla famiglia il che è un bene ed aspetto nemmeno troppo scontato per un titolo del genere.
Al contempo il cast può contare su una brava Keri Russell che emana con partecipazione le preoccupazioni di una madre e sulla breve apparizione di J.K. Simmons, indubbiamente efficace per quanto la sua presenza corrisponda con un momento spartiacque che in pratica smorza un po’ i toni.
Quindi, “Dark skies” è un titolo che si disperde tra i tanti del genere, fortunatamente non privo di una certa dose di inquietudine che ne camuffa i limiti riscontrabili un po’ ovunque per quanto non si celino alle spalle della produzione particolari velleità.
Uno tra i tanti.
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