Regia di Scott Charles Stewart vedi scheda film
«Al mondo di sicuro ci sono la morte e le tasse». «Anche gli alieni», corregge tra il serio e il faceto questo Dark Skies, in italiano Oscure presenze, ammicco all’omonima serie del ‘96 emula di X-Files. Scritto e diretto da Scott Stewart, autore di una serie B horror-fantasy fumettistica, eretica e strafottente (Legion, Priest - Il prete), è, soprattutto, un film prodotto dalla Blumhouse di Jason Blum, uomo che ha imposto al mercato una precisa idea d’orrore: dalla saga Paranormal Activity ai due Insidious, passando per Sinister, i prodotti Blum (l’eccentricità autoriale di Le streghe di Salem inclusa) presentano un cinema di personaggi derivativi, di luoghi comuni carichi sino allo sfinimento, come a sfidare sceneggiatori e registi a creare terrore con un album di figurine. Così nella solita famiglia Blum (borghese e caucasica, in villetta di provincia americana) oscure presenze occhieggiano alla storia recente dell’horror (da Hooper a Shyamalan) e sublimano fobie e paranoie dell’America conservatrice (che si barrica e si arma): qui gli alieni proiettano la paura di una classe sociale, sono ombre che sembrano allungarsi dal fermento ormonale di un adolescente, dalla crisi economica e dall’ossessione per le case pignorate dalle banche, ma anche da sociologismi reazionari sull’immigrazione (da quando la presenza degli alieni è consistente uno dei due genitori, a turno, non trova lavoro). Facile livello interpretativo a parte, e al netto della parodia, l’horror fa il suo lavoro.
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