Regia di Thor Freudenthal vedi scheda film
Metà umano e metà dio, integralmente sottostimato, Percy Jackson mette in discussione il suo precedente trionfo non riuscendo neppure a vincere un torneo sportivo tra (mezzi) “figli di”. Sbeffeggiato dalla rampolla illegittima di Ares, sostenuto dagli amici del cuore, scopre di avere un fratello ciclope che è innocuo ma perlomeno ignifugo. Quando il Campo Mezzosangue, oasi protetta per semidei le cui attività ricreative ricordano Giochi senza frontiere, diventa permeabile ai cattivi, Percy s’imbarca per una missione destinale: trovare il Vello d’oro. Non è dolce navigare in questo mare, né purtroppo dà il voltastomaco. Ogni moto è attutito dalla sua stessa calcolata velocità, manco il tempo di affacciarsi dall’oblò di una nave vetusta che il vetro si spacca e un altro vortice rapisce i protagonisti. Freudenthal vorrebbe impressionare con la riproduzione stereoscopica di un gargantuesco apparato digerente (Cariddi come la pancia della balena), invece ridesta l’attenzione quando accantona il manuale di mitologia per l’infanzia, infila un folle taxi giallo condotto dalle Parche e attraversa la metropoli. Dove Ermes, col faccione da schiaffi di Nathan Fillion, gestisce spedizioni ultraceleri (24 ore per mandare il tuo scudo nell’Ade) e il barista del coffee shop ha ereditato il multitasking dalla multibraccia Kalì. Gli spazi più suggestivi sono ancora quelli pacchianamente ibridati, come l’isola-lunapark dove alloggia Polifemo in attesa del pranzo: l’ingresso nell’antro pare una gita a Zombieland, ma il resto è una giostra a gettoni.
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