Regia di Thor Freudenthal vedi scheda film
Difficile farsi largo nel sempre più affollato mondo del fantasy e dei supereroi (che spesso con la prima categoria ha più di un elemento da spartire), la 20th Fox ci riprova (al ribasso) con “Percy Jackson” dopo i non eccelsi risultati del primo capitolo (incassi sotto le attese e critiche in maggioranza negative).
Probabilmente le cose vanno un po’ meglio, il cambio di regista, da Chris Columbus a Thor Freudenthal, porta una maggior freschezza, ma poi alcuni limiti rimangono ancora una volta evidenti.
Quando il Campo dei Mezzosangue è in pericolo, Percy Jackson (Logan Lerman) parte con i suoi amici Annabeth (Alexandra Daddario) e Grover (Brandon T. Jackson) per una nuova avventura direzione Mare dei Mostri.
E’ una lotta contro il tempo visto che non sono i soli a cercare il vello d’oro, che può risolvere i loro problemi, e che la concorrenza ha propositi diametralmente opposti.
Torna in gioco Percy Jackson con l’handicap di partire da un background (il primo film) non proprio edificante.
Lo spirito è similare; tanta avventura, leggerezza espositiva e connubio tra mondo umano e mitologico.
Non si ricerca l’epica, ma un intrattenimento per lo più destinato ai teenager e l’aspetto più interessante scaturisce proprio dalla mescolanza tra realtà ed immaginazione per quanto poi basti proprio un attimo per perdere l’equilibrio minimo comunque necessario.
Il ritmo è sostenuto, si passa da un mostro e/o pericolo a quello successivo, alcuni spezzoni sono felicemente riusciti (come lo spassoso viaggio in taxi, spericolato e schizzato) e non è poi così arduo divertirsi, però poi rimangono diversi deficit.
Come la mancanza di un villain di tutto rispetto, un mostro che pare imbattibile ed invece perisce in meno di cinque minuti, effetti speciali non proprio all’avanguardia (raramente colpiscono l’attenzione) e poi guardando anche ostinatamente al pubblico giovane si va troppo spediti, questo tanto più sul finale ed è comunque chiaro dalla durata.
Novanta minuti tondi tondi, decisamente sotto la media per questa categoria di film, probabilmente dovuti al fatto di non voler correre il rischio di stancare e poi alla ricerca del risparmio (90 milioni di budget, tanto ma molto sotto la media, con trenta minuti in più il costo sarebbe lievitato).
Un film facile facile, sufficientemente divertente, con un protagonista caparbio (Logan Lerman ha un buon piglio e l’ha fatto vedere anche in contesti più densi), ma un po’ privo di autostima nel complesso.
Non da buttare, ma con troppi punti deboli.
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