Regia di Miles Deem (Demofilo Fidani) vedi scheda film
Sedia elettrica è uno dei più grandi auto-spoiler della storia del cinema; un film che rivela rovinosamente il suo finale già nel titolo: fortunatamente si tratta di una produzione di serie talmente infima da non essere stata vista praticamente da nessuno. Quattro anni prima del mediocre La legge della camorra (1973), Fidani gira questo squinternato gangster movie con un cast pressochè identico (l'iraniano Reza Beyk Imanverdi, Silvio Noto - già qui in calo di popolarità televisiva, Dino Strano, Benito Pacifico, Franco Ricci), ma con un budget minore (non che il titolo seguente fosse poi chissà che nemmeno da questo punto di vista); confezionando alla bell'e meglio, con momenti di totale, profondo trash, una storia scritta in maniera approssimativa e non priva di falle logiche, Fidani porta a termine come suo solito un lavoro involontariamente comico, pur con evidenti pretese di serietà assoluta. Alla sceneggiatura collaborano, oltre al regista, Alfredo Medori, Fabrizio Diotallevi e la moglie di Fidani, nonchè costumista e scenografa, Mila Vitelli Valenza. La figlia dei due, Simonetta Vitelli (che sullo schermo si fa però chiamare Simone Blondell), occupa un ruolo marginale fra gli interpreti, come sempre graziosa esteticamente e sgraziata sul piano attoriale. Difficile salvare qualcosa in questo Sedia elettrica; rimane apprezzabile a ogni modo il tentativo di introspezione psicologica di un 'cattivo' affidata ai monologhi (voce esterna) narranti in prima persona, quella del gangster che verrà infine condannato; d'altronde la banalità di tali pensieri sminuisce completamente la buona volontà dell'espediente. Musiche di Marcello Gigante, il cui cognome è - artisticamente - puro millantare. 1,5/10.
Usa. L'uccisione di un malavitoso provoca la reazione vendicativa del fratello dell'uomo. La faida fra famiglie prosegue sanguinosa fino a quando, a interromperla, sarà la sedia elettrica.
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