Regia di Billy Wilder vedi scheda film
Ceci n'est pas Marilyn, direbbe Magritte. È il personaggio Marilyn che qui più che altrove l'attrice si presta con ironia a interpretare. E lo fa così bene, che l'immedesimazione tra donna e mito continua a confonderci. Ma il film e la sua morale sono invecchiati male: le turbe extraconiugali di Ewell suscitano lo sbadiglio.
Ceci n'est pas Marilyn, direbbe Magritte. È il personaggio Marilyn che – qui più che altrove – l'attrice si presta con ironia a interpretare. E lo fa così bene, che l'immedesimazione tra donna e mito continua a disorientarci. Ma il film è invecchiato male, decisamente peggio di tanti altri capolavori di Billy Wilder che, semmai, erano in anticipo sui tempi. E malissimo è invecchiata la morale borghese che esso veicola. Erano gli anni in cui Liz Taylor fregava il marito all’amica Debbie Reynolds esponendosi al pubblico ludibrio. Oggi, per chiunque abbia anche solo sentito accennare allo scandalo Lewinski, le verbosissime turbe extraconiugali di Tom Ewell suscitano lo sbadiglio, colpa anche di un doppiaggio italiano che andrebbe aggiornato con urgenza. Oggetto di culto cinematografico, ma più importante che riuscito.
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