Regia di Billy Wilder vedi scheda film
Il prurito del settimo anno (titolo originale del film) è quello che a quanto pare prende all’uomo dopo sette anni di matrimonio. Billy Wilder partendo da questo pretesto narrativo costruisce una commedia che funziona come un orologio di precisione. Le battute, le entrate in scena, le pause e le accelerazioni sono tutte in sincronia e mai fuori tempo. Un film che ha ritmo da vendere, una commedia graffiante e divertente che mostra molto bene le debolezze degli uomini.
Il protagonista della storia, Richard, si ritrova da solo a casa dopo che la moglie con il figlio sono partiti per le vacanze. Ironia della sorte come vicina di casa per tutto il periodo estivo non avrà altro che Marylin Monroe.
Da qui partono tutte le speculazioni mentali di Richard sulla situazione che si è venuta a creare. E proprio questa è una delle caratteristiche del film, il potere dell’immaginazione. Soprattutto di quella maschile, che crea storie e avventure su tutte le donne possibili. O che si imparanoia fino all’inverosimile sugli improbabili sospetti e sui ritorni improvvisi di una moglie lontana. Il risultato naturalmente è esilarante. Ma quella di Wilder è una comicità che nasce da un’intelligenza acuta e attenta, che sa ridere del mondo solo dopo averlo osservato e averne compreso i paradossi.
Marylin è icona di se stessa. E’ la donna dei sogni, è l’avventura estiva che ogni uomo vorrebbe avere. Nascosta dietro una semplicità e una ingenuità a volte disarmanti si nasconde una donna per molti versi fragile e costretta a interpretare un ruolo unico e immutabile.
La donna di Marylin non ha spessore psicologico, è come una foto sul giornale, è una fantasia. Per questo è meravigliosa in questa parte. Perché nessuna più di lei avrebbe potuto impersonare i sogni erotici di una generazione di americani e non solo.
La regia di Billy Wilder alterna la macchina fissa a dei movimenti eleganti che ricercano i volti degli attori e che allargano lo spazio altrimenti claustrofobico dell’appartemento in cui è girata la maggior parte del film.
La bellezza di questa commedia americana è nell’estrema professionalità con cui è stata realizzata. Come ho detto la regia è molto elegante e allo stesso tempo anche la sceneggiatura non cala mai di gusto, ma non per questo perde la capacità di graffiare.
Ed è qui che la commedia diventa specchio del mondo. Quando mostrandoci le nostre debolezze ci fa allo stesso tempo ridere e pensare. E questo ancora una volta ci dovrebbe far capire di quanto la volgarità e la pochezza nostrana siano indici di scarso impegno e scarsa professionalità. Di quanto i nostri sceneggiatori e registi oltre a rifare e rifare sempre le stesse merdate non siano in grado di inventarsi nulla.
Perché lavorare nel cinema significa altro. Significa inventare qualcosa, costruire storie, essere professionali.
E comunque sia, le gambe di Marylin che si vedono quando il vento della metro le fa alzare la gonna sono ormai storia. E verranno sicuramente ricordate più di tanti discorsi, parole e tragedie. Questo a dimostrazione di quanto il cinema lavori sulla nostra immaginazione, costruendo molti di quei miti che la nostra cultura sembra non saper trovare da nessuna altra parte.
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