Regia di Billy Wilder vedi scheda film
Un film di Billy Wilder, una divertente commedia classica, evocata dall’immagine iconica di Marilyn Monroe che, per provare un po’ di refrigerio, sosta sulla grata dell’Underground di Manhattan, incurante che l’aria fresca che fuoriesce dal sottosuolo sollevi la sua gonna plissettata.
Il regista trasse da una pièce teatrale di George Axelrod che con lui la sceneggiò – mantenendone il protagonista maschile Tom Ewell – questa gradevolissima commedia. Egli assegnò, tuttavia, a Marilyn Monroe, il ruolo più importante, ciò che appare evidente, infatti, persino dal rilievo del suo nome che è il primo nei titoli di testa.
Ormai affermata icona sexy dai tempi del film di Otto Preminger La magnifica preda è intorno a lei, tenera e maliziosa ragazza ingenua, che il grande regista, nel 1955, costruì i 105 minuti del film.
Il suo titolo italiano riduce purtroppo alquanto l’efficacia del titolo originale, che più realisticamente evoca il ” prurito del settimo anno”, ovvero le fantasie e le tentazioni che, dai tempi più remoti, durante la bollente estate di Manhattan, travolgono i mariti rimasti in città, mentre le mogli vanno in vacanza con la prole.
Richard Sherman (Tom Ewell) era rimasto quasi solo in una Manhattan più afosa del solito.
La moglie Helen (Evelyn Keyes) era partita col figlioletto per la vacanza, stremata dalla calura.
Nella fretta dei preparativi, era stata dimenticata la pagaia del piccino.
Vano, ovviamente ogni tentativo di raggiungere l’auto: Richard rientrato con la pagaia si rende conto che una bella ragazza si è sistemata nell’alloggio sopra il suo.
È Marilyn Monroe in persona, l’affascinante giovane la cui inattesa presenza innesca gli onirici fantasmi della sua mente, alimentata dalla meditazione sul saggio di un celebre studioso: il dottor Brubaker (Oskar Homolka) – un po’ psichiatra , un po’ antropologo – convinto che tutti i maschi siano mentalmente predisposti all’adulterio, soprattutto a partire dal settimo anno di matrimonio, quando il piacere sessuale diventa meno intenso, per la ripetitiva abitudine, mentre la curiosità sessuale, a lungo rimossa, si fa più viva…
A stimolare quella di Ricfhard col suo candore malizioso era stata proprio Marilyn, che con la sua gioia di vivere, con la sua femminile e morbida dolcezza, è ormai diventata l’icona dei sogni proibiti di ogni americano medio, come lui, intellettuale senza molte qualità, o come l’idraulico (Victor Moore), meno travolto dai sensi di colpa e meno attento alle buone maniere.
Sebbene la sceneggiatura di George Axelrod non abbia la vivacità comica del più noto fra gli sceneggiatori di Wilder, ovvero L.A. Diamond, che lo affiancherà nei futuri capolavori, il regista grazie al perfetto dominio della macchina da presa, tampina senza sosta, col suo sorriso ironico, le ambasce e le contraddizioni di Richard: i rimorsi, le recondite gelosie, nonché il timore che l’affiatatamento matrimoniale ceda il passo alla naturalissima attrazione per l’inquilina del piano di sopra, così giovane e fresca, così maliziosa e seducente…
Non parlerei di ipocrisia dellla società americana: il film, davvero indimenticabile, non dà giudizi morali ma racconta con garbo il mondo di sempre, regolato da noi, creature fragili, alle quali piace sognare…Non per nulla amiamo il cinema.
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