Regia di Richard Lester vedi scheda film
In un’Inghilterra post nucleare i sopravvissuti all’ecatombe della terza guerra mondiale sono pochi e vagano disperati e rabbiosi fra scenari di distruzione e miseria. La follia è all’ordine del giorno.
Difficile, davvero difficile valutare con equilibrio un’opera tanto volutamente sgangherata come questo The bed sitting room, pellicola che rovista nel grottesco per estrarne un concentrato all’ennesima potenza, denso di personalissimo e decisamente sofisticato humour inglese. Innanzitutto perché la gran parte delle battute (nel senso di dialoghi) si disperde fra battute (nel senso di giochi di parole) intraducibili e già per natura intrise di quel nonsense-understatement tipico dell’umorismo britannico; e poi perché la vena surreale di Spike Milligan e John Antrobus (autori del testo teatrale da cui la sceneggiatura del solo Antrobus) viene qui spinta a livelli inauditi, generando più spesso spiazzamento che divertimento – e questo, si ribadisce, per scelta. Bravo è quindi Richard Lester nell’assecondare tali assurdità e nel riuscire a dar loro un senso concreto sulla scena; il regista aveva già d’altronde lavorato a più riprese con Milligan e con vari elementi del cast, che vede partecipare all’opera fra gli altri Dudley Moore, Peter Cook, Rita Tushingham, Harry Secombe, Roy Kinnear, Ralph Richardson, Richard Warwick, Frank Thornton e Marty Feldman: decisamente non male. La gran parte del pubblico, specie straniero, vedrà in questa pellicola solo un’accozzaglia di situazioni al limite del demenziale, quando non semplicemente dell’incomprensibile; e non sarà certo colpa sua: The bed sitting room – in Italia tradotto a casaccio in Mutazioni, che non dice proprio nulla sul film – è un lavoro sperimentale e coraggioso, ma al tempo stesso ingenuo nel suo organizzato caos pregno di tanti, o meglio troppi, stimoli visivi e verbali. 5/10.
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