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Dallas Buyers Club

Regia di Jean-Marc Vallée vedi scheda film

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La recensione su Dallas Buyers Club

di tobanis
8 stelle

Gran bel film, asciutto, vero (con tutte le licenze del caso), con un cast in stato di grazia.

Chi sa se c’è qualcuno che a suo tempo riuscì a prevedere che questo attore aitante che piace molto alle donne, specializzato in commediole romantiche senza pretese, cioè Matthew McConaughey, sarebbe diventato l’eccellente attore che è ora, e che qua offre una prova monumentale. Mi sa di no. Trasformatosi in maniera quasi incredibile, non solo per la vistosa perdita di peso, nel film è un macho texano che si becca l’AIDS, quando la malattia era apparsa da poco in grandi numeri ed era ritenuta “una malattia da finocchi”, come dicono nel film, e a ragione, dato che la stragrande maggioranza degli infettati erano omosessuali. Ma era anche il momento in cui si capiva che comportamenti sessuali a rischio, anche tra etero, potevano portare a identici risultati. Per i suoi amici, che lo molleranno quasi tutti, se ha l’AIDS è chiaramente un omosessuale, e nell’ambiente del film, basta questo per finire emarginati. Il nostro non si rassegna a morire in 30 giorni, come gli dicono in ospedale, e le cerca e prova tutte per sopravvivere, lasciando stare i primi prodotti sperimentali (ma micidiali, in quelle dosi) e puntando a migliorare il suo sistema immunitario, grazie ai consigli di un dottore illuminato. Non vorrei scrivere tutta la trama, perché è un gran bel film che va visto. Io gli darò infatti 8/9; mi è piaciuto molto, ha il giusto giustissimo approccio al tema, asciutto, spesso sarcastico, non vuole nascondere nulla, anche se è ovviamente un prodotto di finzione che spesso si distacca da quella che, va ricordato, è una storia vera. Matthew: straordinario. Questo film gli è valso l’Oscar, come migliore attore, e gli avversari erano formidabili: Bale per American Hustle (bravo, ma non così); Dern, il vecchio di Nebraska (molto bravo) ma soprattutto l’incredibile Di Caprio di The wolf of Wall Street. Poi c’era quello di 12 anni schiavo, che non ho ancora visto. Magari Di Caprio lo meritava ex-aequo, ma darlo anche solo a McConaughey ci sta, senza dubbio. Non è finita, perché anche il socio trans, un bravissimo Jared Leto, ha vinto l’Oscar, per il migliore attore non protagonista (aiutato dal terzo Oscar, quello per il trucco). Questo mi sembra più scontato, la concorrenza era brava, agguerrita, ma tutta un gradino sotto (mi manca nella cinquina Fassbender per 12 anni schivo, per completare il discorso, però). Tre Oscar vinti, su sei candidature. Il film è costato poco, talmente poco che non mi pare possibile, cioè solo 5 milioni, che per gli USA, è zero; mah, sarà poi vero? Avendo incassato 10 volte tanto, è stato pure un piccolo successo, di nicchia, al botteghino.

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