Regia di Jean-Marc Vallée vedi scheda film
Candidato a sei premi Oscar, Dallas Buyers Club è l'ultima fatica del regista canadese Jean-Marc Vallée.
Tratto da una storia vera, il film racconta la vita e la lotta di Ron Woodroof contro la sua malattia, l'HIV.
Un dramatic biopic che cerca di porsi ad un livello superiore, proponendo il viaggio di crescita di un personaggio insolito.
Texas, 1986.
Ron Woodroof è un omofobo e volgare elettricista al quale, dopo un incidente sul lavoro, viene diagnosticato l'HIV.
Dopo aver accettato definitivamente la malattia, il protagonista riesce a corrompere l'addetto alle pulizie dell'ospedale per farsi dare, di nascosto, un farmaco di nome AZT, un antivirale pensato per prolungare la vita ai malati di AIDS. Spinto dallo stesso addetto alle pulizie a recarsi in Messico dal Dr. Vass, per ottenere l'AZT, Ron scoprirà la natura tossica del farmaco.
Tornato in Texas con farmaci non approvati negli Stati Uniti che, però, gli garantiranno la sopravvivenza fino al 1992, Woodroof fonderà un club di "medicina alternativa" e, aiutato da Rayon e, successivamente, dalla dottoressa Eve Sacks, inizierà una vera e propria lotta contro l'AZT e contro la medicina ufficiale.
Cercando di non puntare solamente sulla narrazione, Jean-Marc Vallée porta sul grande schermo il racconto di una grande crescita. Dallas Buyers Club è la storia di un uomo che, a contatto con la malattia, farà della lotta il motivo principale della sua esistenza, diventando, così, una voce per tutte quelle persone che un tempo aveva disprezzato.
Al centro della pellicola, quindi, la figura di Ron Woodroof (Matthew McConaughey) che domina totalmente la scena, lasciando decisamente poco spazio a tutti gli altri personaggi della diegesi. Il protagonista è osservato per tutte le due ore di durata: nelle sue paure, nella sua determinazione, nella sua crescita (nonostante non sia affrontata in modo costante). La malattia lo ha cambiato, e la sensazione di smarrimento e di precarietà, nella prima parte della pellicola, è ben evidente. Peccato, però, che con il progredire della narrazzione tutto questo risulti spostato in secondo piano. Si da spazio così alle vicende intorno al "Club dei compratori di Dallas" e ai problemi con la giustizia, mentre la malattia, con tutte le sue drammatiche conseguenze, viene quasi totalmente abbandonata, facendo così rientrare il lungometraggio in territori molto più tradizionali e convenzionali.
La trama è interessante, ma abbastanza prevedibile e non lascia molti spunti di riflessione.
Il film, complessivamente, funziona e ci intrattiene, ma non ha tutte le idee chiare e abbandona un po' troppo spesso i suoi intenti.
Come ho detto prima, Vallée preferisce la classicità, incentrandosi principalmente sulla narrazione. Non mancano, comunque, interessanti ed apprezzabili scelte stilistiche, come l'idea di scandire il tempo tramite capitoli temporali o di chiudere la pellicola in modo circolare, tornando allo scambio inziale di soggettive e oggettive nel rodeo.
Notevole anche la sequenza in montaggio alternato in cui ci viene mostrata, da una parte, la morte di Rayon e dall'altra la "rinascita" di Ron (sequenza delle farfalle).
Nonostante sia incentrato quasi esclusivamente sulla figura di Ron Woodroof (come ho già detto) e che non lasci, quindi, grandi spazi gli altri personaggi, il film propone delle interpretazioni particolarmente notevoli. Sono da menzionare, principalmente, gli irriconoscibili Matthew McConaughey e Jared Leto (candidati entrambi agli Oscar), nei panni, rispettivamente, del protagonista e del transessuale Rayon.
Dallas Buyers Club è un film interessante, ma non notevole. Le buone intenzioni ci sono, ma non tutte vengono portate a conclusione, lasciando spazio a diverse incertezze.
Nel complesso, comunque, l'ultimo lungometraggio del canadese Jean-Marc Vallée si fa apprezzare, rivelandosi piacevole e, a tratti, originale.
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