Regia di David Pastor, Àlex Pastor vedi scheda film
Un “piccolo” film di fantascienza, che si inserisce nel prolifico filone creativo spagnolo (si pensi a Los cronoscrimenes, Extraterreste, Automata, 28 giorni dopo…). I tratti distintivi della SF spagnola sono zero effetti speciali, protagonisti del tutto normali e privi di caratteristiche eroiche, un ritmo blando ma non per questo stagnante. L’accento è sempre intimista, posto sulle reazioni e l’accettazione individuale psicologica dell’evento incongruo (qui, un’agorafobia insuperabile), nonché sull’adattamento dei personaggi al fenomeno. Ne consegue che nella maggior parte dei casi si tratta di pellicole corali, in cui il punto di vista non è quello del singolo eroe che sfida l’ignoto, bensì di una serie di caratteri che modificano le convenzioni sociali per affrontare la nuova realtà, un po’ come accadeva decenni fa nel giustamente celebre fumetto argentino L’eternauta. Fateci caso: molti film americani di SF sono "contro l'esterno" e quindi i personaggi risultano implausibilmente impermeabili ad ogni variazione del contesto; in Spagna - viceversa - l'interesse è proprio in direzione del reciproco riadattamento. Lo stesso interesse che mostra la SF sociologica inglese, però quasi sempre in prospettiva assai più disperata e auto-distruttiva.
I prodotti di SF sono un ottimo strumento per vedere in che termini pensi una nazione, vale a dire come veda sé stessa sotto il profilo delle relazioni tra individui, e quale sia la loro filosofia di fondo. Ne Gli ultimi giorni (che poi, visto l'epilogo, tali non sono) emerge un fatalismo tutt’altro che rassegnato ma invece – come si diceva – adattivo. Nella fattispecie, un appropriato sottotitolo poteva essere “fai ciò che puoi con quel che hai”. Ed è quel che provano a fare i due personaggi principali, l’uno impegnato a raggiungere il padre ricoverato in ospedale, l’altro a recuperare la fidanzata incinta.
L’interesse delle spettatore si rivolge quasi automaticamente alla verifica di plausibilità delle azioni intraprese dai due, innescando un meccanismo di immedesimazione (cosa farei io adesso al posto loro?). Nel frattempo, durante le vicissitudini del plot si assiste a un progressivo approfondimento delle personalità dei protagonisti, che rivelano via via i loro intimi perché e le motivazioni caratteriali del rispettivo modo di essere e comportarsi. Così il navigato consulente “tagliatore di teste” aziendali, all’inizio apparentemente solo crudele e cinico, mostra le proprie capacità di adattamento cui non è estraneo il senso dell’onore per la parola data, trasformandolo in una sorta di Cavaliere d’altri tempi. Il giovane, d’altra parte, sulle prime dimostra tutta l’ingenuità connaturata alla propria età, ma progressivamente si avvia su un percorso di (indispensabile, visti gli eventi) maturazione personale, che al termine del film lo rende "degno" della sopravvivenza.
Una pellicola godibilissima, senza per questo far gridare al miracolo artistico, che potrebbe avvicinare e interessare qualcuno ad un genere che in Spagna di solito riserva piacevoli sorprese.
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