Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Quando Alice ruppe lo specchio è un'opera dichiaratamente realizzata con la mano sinistra da un Fulci ormai a fine carriera, che accettò su commissione di scrivere e dirigere un'accoppiata di titoli horror (l'altro è Il fantasma di Sodoma, altrettanto raffazzonato) dall'ipotetica destinazione televisiva, destinazione che a tutti gli effetti venne meno. E non tanto per gli eccessi horror o splatter, molto contenuti nel lavoro, e neppure per la confezione - sufficientemente sobria e catodicamente ottimale: dialoghi piatti, trama e personaggi leggerissimi - quanto piuttosto per la scarsa resa estetica della pellicola in sè. Brett Halsey (non disprezzabile caratterista americano) fa quello che riesce a fare per limitare i danni, ma le banalità cui è costretto ne limitano la portata espressiva, mentre al suo fianco si ritrova una serie di nomi minori incapaci di lasciare il segno (il più noto è quello di Ria De Simone) e in ogni caso confinati in particine di minimale consistenza. Per capire a perfezione quanto il film sia sciatto nei contenuti, si consideri anche solo il seguente dettaglio: un assassino viene rintracciato grazie alla diffusione al tg del codice del suo dna (!). Siamo ben oltre la fantascienza, siamo al delirio puro; per tacere dell'ennesimo tentativo di ambientare in terra statunitense (perchè è più fico, mica per altro) un lavoruccio girato con mezzi molto modesti e con set e interpreti (quasi tutti) italiani. Infine, il titolo non ha assolutamente nulla di nulla a che fare con l'Alice di Carroll che nel romanzo del 1971 passò 'attraverso lo specchio': trattasi di una totale coincidenza dovuta al fatto che uno dei personaggi del film si chiama casualmente Alice. 2/10.
Un feroce serial killer di facoltose vedove si ritrova a essere incastrato da una serie di indizi diffusi da qualcuno che lo conosce in maniera fin troppo intima. Chi sarà? L'uomo tenta un ultimo omicidio, ma questa volta gli andrà storta.
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