Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Thriller piuttosto scarno di Fulci. Il Grand Guignol della messa in scena elargisce in pieno le prerogative macabre delle suggestioni “perverse” del regista (siamo nell’ultimo periodo in cui nell’horror indipendente non veniva celato nulla) ma questo non esclude il fatto che l’opera in questione sia un plateale esercizio di stile dalla sceneggiatura scabra e priva di mordente. Dialoghi e scenografie sono infatti stravaganti ed inverosimili (da morire dal ridere la statale americana farlocca con il cartello “Limit 15”, e il monologo in cui il protagonista riconosce il suo DNA da un servizio giornalistico riferito ai suoi misfatti), mentre la fotografia è semplicemente... sotto la media (eufemismo). C’è però da notare che le conversazioni dell’assassino con la sua coscienza, portate avanti tramite l’ausilio di un registratore a cassette audio, siano abbastanza singolari, e che il gore sia rintoccato da un inquietante taglio sonoro tutto sommato adeguato. Curiosa pure la mimica facciale di Halsey, in bilico tra humour nero ed espressività dagli attributi slapstick. Chissà, forse in un futuro prossimo qualche cineasta potrebbe racimolarne le idee migliori per realizzarne un prodotto almeno decente: sono questi i filmacci da rifare! Così da migliorane le proprietà artistiche… tanto difficilmente verrebbe peggio.. o no? Iungometraggio, quindi, consigliato ai soliti, smaliziati amanti del trash. Gli altri si astengano.
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