Regia di Vittorio De Sisti vedi scheda film
Una ragazza, ancora vergine, viene indotta al matrimonio con un grezzo macellaio. Lei ovviamente non vuole saperne di consumare, tanto che - una volta fuggita la sposina - l'uomo finisce fra le braccia della suocera, donna intrigante esattamente al contrario della figlia. Che però decide di tornare per vendicarsi a suo modo.
All'allentarsi della censura cinematografica (fine anni Sessanta), sui grandi schermi nostrani cominciarono a comparire pellicole sempre più licenziose e dalle tematiche via via più spinte, esplicite; Vittorio De Sisti fu uno dei tanti registi che ne approfittarono per proporre opere a cavallo fra commedia di costume e pura, vuota evasione, come è questo Quando l'amore è sensualità. Un po' indagine sociale e un po' scenette erotiche: naturalmente il film non regge granchè. La sceneggiatura firmata dal regista con Luigi Russo (anche autore del soggetto) non è priva di spunti interessanti, ma risulta peraltro ormai datata a cinque anni dal Sessantotto e dalla cosiddetta rivoluzione sessuale, durante la quale venne finalmente rivendicato il giusto ruolo della donna (cioè alla pari con quello dell'uomo) nella sfera sessuale. Di sensualità qui, parlandoci chiaro, ce n'è ben poca; di amore se ne fa un po', ma come sentimento latita; più che altro c'è erotismo caciarone, al limite del pecoreccio. Agostina Belli, Gianni Macchia, Ewa Aulin, Umberto Raho, Femi Benussi, Françoise Prevost: questi gli intepreti principali, per un cast apprezzabile. Come la colonna sonora, che d'altronde è di Ennio Morricone. 3/10.
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