Regia di Luigi Batzella vedi scheda film
Un ex soldato nazista torna in italia a molti anni dalla fine della seconda guerra mondiale, nei luoghi in cui aveva combattuto. Va alla ricerca di un partigiano, Tego, cui aveva risparmiato la vita durante il conflitto, ma non lo ritrova: l’uomo dopo la guerra è impazzito.
Per Paolo Solvay – all’anagrafe Luigi Batzella – Quando suona la campana è solo l’inevitabile pellicola di passaggio fra lo spy-thriller Agguato sul Bosforo (1969) e lo spaghetti western Anche per Django le carogne hanno un prezzo (1971); mestierante piuttosto attivo fra la fine dei Sessanta e i primi Ottanta, il Nostro è un nome di culto fra gli amanti dell’underground e del cinema di genere, cineasta ‘alimentare’ che predilige in maniera evidente la quantità alla qualità. Eppure questo lavoro dimostra sia delle interessanti velleità, con uno sconfinamento in territori impegnati e validi argomenti ‘civili’, sia una versatilità piuttosto notevole, specie considerando che Batzella/Solvay è anche soggettista e sceneggiatore del film. Poca roba, senz’altro, dal punto di vista meramente ‘artistico’ e modesto il risultato anche sotto il profilo dell’intrattenimento: l’azione è diretta con poca convinzione, gli interpreti non sono eccellenti e anche lo stesso copione non è esattamente un trionfo di originalità; si tratta di un titolo onesto, però, che mantiene ciò che promette, e più ispirato della media della produzione del regista. Da segnalare nel cast le presenze di Brad Harris, Gino Turini (aka John Turner), Brigitte Skay, Alfredo Rizzo e Giuseppe Castellano. Ah: naturalmente il titolo riecheggia senza una ragione concreta Per chi suona la campana,il romanzodi Hemingway. 3,5/10.
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