Regia di Sergio Martino vedi scheda film
Nel 1988 ormai Sergio Martino era diventato un mestierante televisivo a tempo pieno; questa sortita sul grande schermo non è sicuramente un ritorno ai tempi passati, quanto piuttosto un diversivo realizzato in maniera svogliata e frettolosa. Da un soggetto del produttore, suo fratello Luciano, con una sceneggiatura del regista, Maria Perrone Capano, Sauro Scavolini e Robert Brodie Booth; l'attrazione principale della pellicola sta nei nomi di due co-protagonisti: Ernest Borgnine e Giuliano Gemma, dopodichè però il cast 'serio' ha fine. Il ruolo del protagonista è affidato a Daniel Greene, traballante, la cui carriera artistica fino a quel momento era passata solamente per comparsate in serie tv (era approdato anche in qualche puntata di Dynasty e dell'A-team, fra le altre). La storia è piatta e convenzionale, le emozioni sono telefonate e il regista non fa granchè per ravvivare il ritmo basso della trama. L'ennesima vicenda che inquadra lo sport (e la sportività) dal punto di vista della giustizia, con la solita gang di malviventi che trucca incontri e il solito atleta che vi si oppone: francamente tutto abbastanza ritrito. 2,5/10.
Storia di un pugile troppo onesto per piegarsi ai voleri della malavita, che ha truccato anche un suo incontro.
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