La recensione su Enigma rosso

di mm40

3 stelle

L'omicidio di una studentessa appena maggiorenne fa scattare le indagini dell'ispettore Di Salvo; il fatto che la giovane sia stata precedentemente stuprata complica ulteriormente la vicenda. Di Salvo segue la pista di un uomo che viene subito assassinato; a quel punto si rivolge alle amiche e compagne di studi della prima vittima.

Un thriller con retroscena morbosi, una pellicola che accosta sangue e sesso, tensione e velato erotismo: Enigma rosso vorrebbe essere tutto ciò e, fondamentalmente, neppure ci va troppo lontano; è un prodotto visibilmente di mezzi modesti, però, e girato in maniera scolastica, pur senza gravi intoppi contenutistici nè momenti grossolani dal punto di vista della forma. L'unico motivo per cui potrebbe essere menzionato, in fin dei conti, è per essere il solo film espressamente per la sala cinematografica mai girato da Alberto Negrin, che ha speso la sua intera carriera al servizio della Rai - e quindi di una folta serie di fiction televisive. Fabio Testi fa quello che può come protagonista, mentre al suo fianco viene schierato un cast internazionale, sia pure non di primo livello: l'austriaca Christine Kaufmann, l'americano Jack Taylor, la spagnola Maria Asquerino, la tedesca Helga Linè, lo svizzero Ivan Desny. Si tratta di una coproduzione a triplice targa italo-ispano-tedesca (dell'ovest); l'annotazione positiva è dovuta per la colonna sonora di Riz Ortolani, mentre delude tutto sommato la sceneggiatura, contorta ma sostanzialmente ben poco originale, che ha coinvolto un team di scrittura composto addirittura da sei firme: oltre a quella del regista, infatti, sul copione compaiono quelle di Massimo Dallamano, Stefano Ubezio, Franco Ferrini, Marcello Coscia e Peter Berling. A fronte di un simile elenco telefonico, il risultato pare davvero limitato. Il successivo impegno di Negrin sarà Il delitto Notarbartolo (1979), per la tv di Stato, che da quel momento non abbandonerà più. 3/10.

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