Regia di Sergio Garrone vedi scheda film
Il Dr.Nijinski (Klaus Kinski) si reca con la bella e giovane moglie Anijenska (Katia Christine), nella casa di campagna del defunto padre di lei, uno scienziato che compiva esperimenti controntronatura per ridare la vita ai morti. Nijinski rimane morbosamente attratto dal laboratorio e dagli appunti dello scienziato, tanto da subire uno sdoppiamento di personalità e trasformarsi in un maniaco assassino. Tra il Frankestein di Mary Shelley e il Dr.Jeckil & Mr.Hide di Stevenson, LE AMANTI DEL MOSTRO e' uno di quei tardi gotici all'italiana anni 70', che cercavano di imitare, con miseri risultati, quei gioiellini usciti negli anni 60'. Per questo lavoro, il modestissimo Sergio Garrone, arriva addirittura a trasferire la troupe alla volta della penisola Anatolica, in quella che e' una co-produzione con la Turchia. Qui girerà due film contemporaneamente, con il medesimo cast e il medesimo set: LE AMANTI DEL MOSTRO e LA MANO CHE NUTRE LA MORTE. Il soggetto non e' malaccio, purtroppo il bassissimo budget, dove Garrone riesce a fare economia di tutto, scene gore comprese, e la scarsissima competenza della regia, fanno della pellicola, un horror con velleità psicologiche assolutamente dozzinale e ordinario. Non si capisce di preciso cosa rende folle il protagonista, se l'essere posseduto dallo spirito del defunto suocero, al quale si aggiunge forse l'eccessiva gelosia nei confronti della bella moglie, corteggiata galantemente da un affascinante medico del posto. Attori modesti, che sostanzialmente si adeguano alla mediocrità dell'insieme, con il regista che lascia a briglie sciolte un più che mai istrionico Kinski, che si aggira per la campagna con sguardo spiritato, occhi sbarrati, respiro affannoso e abiti stracciati, uccidendo inermi contadini, per poi tornarsene a casa con eleganti abiti a doppio petto. Finale melodrammatico. Nel cast compaiono anche Ayahn Isik, un attore turco che Garrone affermava che in patria era quasi come una sorta di Marcello Mastroianni , ed Erol Tas, attore protagonista negli anni 60' de L'ESTATE ARIDA, celebre film turco premiato al Festival di Berlino. Tanto per dare un po' di colore alla recensione, il regista Sergio Garrone, affermava che sul set Klaus Kinski dava continuamente addosso all'attrice olandese Katia Christine, rimproverandole che non sapeva recitare, e apostrofandola con il termine "cagna".
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