Regia di Sebastián Cordero vedi scheda film
Europa, oltre ad essere il nostro Vecchio Continente, è il nome che già Galileo conferì ad una delle lune del pianeta Giove, e il satellite naturale ove gli scienziati si accaniscono nelle ricerche e studi a distanza, perché, da alcune caratteristiche del territorio e del clima condotte al riguardo, risulta come un possibile surrogato per impiantare condizioni di vita in grado di far vivere, adattandola, la specie umana, da sempre alla ricerca di nuove forme di vita e nuovi territori oltre lo spazio da conquistare e fare propri.
Presenza di ghiaccio stratificato, in particolare, fa pensare alla presenza, al di sotro della massa solida, di acqua e, di conseguenza, a qualche pur elementare possibile forma di vita. Per questo motivo una squadra speciale di sei astronauti di diversa nazionalità viene formata e composta con la strategia di compiere il primo viaggio esplorativo oltre la Luna, con meta finale proprio la luna Europa.
Un epopea di ben tre anni conduce la squadra a toccare il suolo del satellite del grande pianeta: emozione, attesa, mistero, e comprensibili difficoltà fisico-sanitarie, oltre che ai pericoli che si affacciano e minacciano l’incolumità dei coraggiosi membri della navicella spaziale, renderanno possibile documentare quella che costituirà la più sconvolgente novità e il più sensazionale progresso dopo la conquista della nostra Luna.
Ma purtroppo la vicenda potrà essere solo raccontata dalle parole di chi ha potuto seguire l’eroica missione da lontano, ed essere documentata dalle immagini registrate che riprendono, generosamente ma anche in modo inflessibilmente asettico ed impietoso, ogni istante di quell’esaltante e pericoloso viaggio verso l’ignoto.
Il film interessante e, almeno a tratti, piuttosto inquietante, diretto dal regista di origine equadoregna Sebastian Cordero, è strutturato – come peraltro suggerisce in parte il titolo – come un reportage realistico e dai tratti documentaristici di un diario di viaggio filtrato per sintetizzarci le tappe di una scoperta straordinaria quanto inquietante, gratificata da importanti e fondamentali scoperte, ma altresì funestata da una sorte davvero tragica per gli eroici membri dell’equipaggio: tutto molto vero, in apparenza, per un falso documentario in cui una squadra di attori, quasi tutti assai bravi e straordinariamente credibili ed a proprio agio nel sofisticato e sfaccettato ristretto ambiente tecnologico che costituisce la scenografia esclusiva per oltre ¾ della durata del film (ed alcuni tra essi anche piuttosto noti, come l’eroico e più mansueto del solito Sharlto Copley, il compianto attore scandinavo Michael Nyqvist e l’americana Embeth Davidtz), simula in modo credibile una realistica rappresentazione della vita di bordo e dei dettagli più misteriosi ed inquietanti di una scoperta…. aliena.
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