Regia di Jonathan Demme vedi scheda film
Meglio cento giorni da pecora che uno da leone.E'questa la filosofia di vita del grigio agente di cambio Charles ,divorziato,ben inserito nel lavoro,di una prevedibilità e di una normalità snervanti.Finchè fuori dal ristorante in cui ha "dimenticato" di pagare il conto incontra un turbine moro di nome Lulù che lo travolge lui e il suo mondo con la sua apparente spensieratezza,la sua voglia di trasgressione e perchè no il suo spirito d'iniziativa.Ma cominciano a venire fuori scheletri dall'armadio della suddetta grossi così e non tutto è risolvibile con un sorriso.Il genere a cui appartiene questo film non è semplice da individuare.Comincia come una commedia un po'sbracata e muta forma più volte fino a trasformarsi in un thriller violento e paranoide(la figura dell'ex marito)E'un film di contrasti non tutti risolti:la vita della città contro una festa di ex liceali in un paesino di campagna,il grigio conformismo dell'agente di cambio contro la mancanza di schemi precostituiti nella vita di Lulù,un divorzio gia bello e dimenticato,magari con cui ci si crea un alibi(quello di Charles) e una relazione tempestosa interrotta sul più bello da cinque anni di galera(Lulù/Audrey e l'ex marito).Un film che all'inizio fa ridere ,diverte,mette di buon umore ma poi col passare dei minuti la risata ti si strozza in gola e il tono inacidisce fino a cambiare totalmente.Una regia brillante quella di Demme che crea un genere trasversale un po'alla Landis ma senza gli accenti demenziali di quest'ultimo.La Griffith e Daniels sono perfetti per i rispettivi ruoli e anche Liotta è un convincente villain...
piccola apparizione
trascurabile
ottimo villain,ti puoi perdere in quegli occhi
perfetto per la parte da impiegatuccio
in versione duplex mora e bionda.Adorabile
un film fresco e coinvolgente di genere amabiilmente trasversale
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