Regia di Delmer Daves vedi scheda film
Antesignano naturale del Dallas televisivo, il filone melodrammatico-strapaccore che Delmor Daves visitò nei primi anni sessanta può vantare anche questo film tra i suoi prodotti a metà tra la medietà (mi si passi il neologismo) e la mediocrità. Il vantaggio di quest’ultima stagione della carriera di Daves sta nell’aspetto formale della sua cinematografia, nella fotografia patinata e al contempo calorosa con la quale cerca di esplicare il cuore pulsante di una storia ad alto tasso passionale come vorrebbe essere questo Qualcosa che scotta (un titolo che più banale e fuori luogo non si può). La trama è intrigante e matarazziana (nel senso di Raffaello), e raggiunge la sua apoteosi (e la sua estasi) nel momento in cui la mater familias decide di far passare il nipote per figlio suo. Il divertimento sadico dello spettatore sta poi tutto nell’assistere ai travagli interiori della vera madre. Peccato che le capacità di indagine psicologica siano inerziali e la trascendenza emotiva dell’azione si risolva in quattro occhiate languide e in tribolazioni amorose. Un mélo vecchio stampo, di inossidabile banalità. Curioso poi che un film incentrato sul piegarsi alle convenzioni sociali sia così convenzione.
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