Regia di Terry Gilliam vedi scheda film
In seguito alla revisione odierna, con la quale ho "festeggiato" il 78° compleanno dell'Autore, propongo le riflessioni (tra cui numerose divagazioni) elaborate, 9 mesi fa, dopo la primissima Visione, aggiungendo alcune note di adesso.
Un'Opera Artistica squisitamente Gilliamiana, dove la Poetica Visionaria e, per certi versi, Anarchica del Regista si esprime in tutte le sue sfumature: come sempre, il Sogno (o l'Incubo) e il Futuro (affine ai 'punk' vari, come cyberpunk o steampunk, senza però rientrare pienamente in queste categorie) si fondono con una rappresentazione 'quotidiana' e 'degradata' della realtà. Reale, Irreale e Post-Reale (qualsiasi cosa voglia significare questo termine) si incontrano e si scontrano, arrivando spesso a fondersi.
Un Film arrivato tardi in italia, quasi 'di nascosto', e accolto senza troppo entusiasmo, come del resto quasi tutti gli ultimi (e forse non solo gli ultimi) Film dell'ex-Monty Python: ho letto commenti, relativi alla diatriba Snyder-Gilliam riguardo a "Watchmen", dove questo "The Zero Theorem" veniva usato come prova della non esaltante qualità dell'ultimo Periodo Artistico di Gilliam.
Certo, se ci si aspetta "Brazil", o "12 Monkeys", si resterà sicuramente delusi, ma non perché "The Zero Theorem" sia effettivamente inferiore a questi due Titoli: ad una sola visione non saprei nemmeno stabilire una 'gerarchia'¹, né riuscirei a vedere eventuali debolezze nell'ultimo, anzi penultimo Lavoro del Regista (e manco mi interessa, se devo essere sincero). La delusione è inevitabile per un fatto tanto semplice quanto profondo: "The Zero Theorem" è "The Zero Theorem", non è "12 Monkeys" o "Brazil". Così come "Parnassus" è "Parnassus", "The Fisher King" è "The Fisher King" e "Tideland" è "Tideland", e così via. Tutte Opere Uniche, e quindi da non prendere come 'concorrenti' in gara per un ideale premio al "Miglior Film di Gilliam". Anche perché non ha senso mettere in gara l'Arte, nemmeno all'interno di una sola Filmografia. Ci saranno Film che piacciono di più e Film che piacciono di meno, così come ci saranno Film più riusciti e Film meno riusciti, ma alla fin fine ogni Opera ha una sua Unicità e Specificità. Al contempo, in direzione (apparentemente) contraria al concetto di Unicità appena espresso eppure in supporto alla mia idea di 'non competitività interna', ogni singolo Film può essere visto anche come un Capitolo di un'Unica Grande Opera in continua Evoluzione, ovvero l'Opera Filmografica: ogni Pellicola, quindi, nella sua Unicità contribuisce a formare un Tassello nell'Evoluzione Stilistica della Poetica dell'Autore, e proprio per questo anche i film minori, come potrebbe essere "The Brothers Grimm", diventano fondamentali.
Ma chiudiamo questa lunga parentesi sul Regista, e parliamo del Film.
Probabilmente gran parte della delusione 'di massa', oltre a rispondere magari alla moda del «Eh, purtroppo quel Regista non è più ai Livelli di un tempo» (con traduzione estremizzata, perfetta figlia della iper-brevitas banale dei social, in «Prima era un Genio, ora fa cagare») e senza contare le opinioni negative di chi è personalmente lontano anni luce dalla Poetica Gilliamiana, trova la sua causa principale nella Natura Imperfetta dell'Opera. Imperfetta non tecnicamente (perché non ho notato 'errori'), e nemmeno con un accezione qualitativa: l'Imperfezione di "The Zero Theorem" è l'Imperfezione Umana, Artistica, Vivente. È la Teoria che sta alla base del Film ad essere fondata sull'Imperfezione, sull'Inspiegabilità del Tutto (e del Niente) e sulla sostanziale inesistenza (almeno nell'esperienza umana) del Tutto e del Niente. È l'Imperfezione, l'Insoddisfazione Concettuale delle Domande senza Risposta, dei Dubbi che arrivano ad indagare i Dubbi Esistenziali nostri ma che partono se vogliamo anche dalla messa in discussione della Qualità del Film stesso. È l'Imperfezione del Finale, chiuso nell'Irreale e nella mancata rivelazione della sua natura: è un Lieto Fine? è un Finale negativo? "Brazil" e "12 Monkeys" sembravano più chiari, e quindi forse è da questo che nasce il confronto negativo con i due Capolavori del Passato; ma in realtà nemmeno queste due Illustri Opere del Gilliam 'pre-2000' sono realmente chiare nella loro natura.
Dunque, "The Zero Theorem" è un Film che inevitabilmente non può piacere a tutti e tutte, ma personalmente penso sia una grandissima cazzata dire che non lascia niente, che non trasmette niente: non dare Risposte non significa non trasmettere niente, ma bensì rinunciare alla pretesa di avere le soluzioni in tasca. "The Zero Theorem" forse ha deluso perché ci si aspettava una sorta di 'cubo di Rubik', ovvero di rompicapo che, nella difficoltà di soluzione, presenta comunque la possibilità di soluzione. Forse anche "TZT" ha una soluzione, ma non è importante: il suo Fine (secondo me) non è garantire al pubblico la soddisfazione della risoluzione del labirinto (come potrebbe fare certo cinema pseudo-cervellotico), ma spronare l'Individuo Spettatore (pensante, in quanto Individuo e non semplice parte di una massa) a porsi Domande, a interrogarsi, a mettersi in discussione mettendo in discussione, interrogando, ponendo Domande al Film stesso. È un Dialogo tra Spettatore/Spettatrice e Opera Artistica (e relativo Autore/Regista, ma anche Troupe e Cast), dove si discute interiormente su Temi vari, come l'Invasività della Tecnologia e le sue Tentazioni, l'Isolamento dell'Invidivuo nella Massa e l'affermazione dello stesso Individuo tramite Contatti Umani (ma anche Animali²), il Tema del Controllo del Potere e la necessità di Libertà, l'uso strumentale della Religione (il Protagonista abita in una chiesa, e una delle telecamere di Management è posta su un crocefisso) e la Religiosità, e così via. Sta all'Individuo Spettatore prendere una Posizione sui vari Argomenti, senza però chiudersi in un facile manicheismo ma problematizzando le proprie Contraddizioni e le proprie Inquietudini.
Ora potrei chiudere questa esposizione riflessiva con un elenco di plausi tecnici a Regia, Montaggio, Fotografia, Recitazioni, Scenografia, Musiche e così via, ma si ridurrebbe tutto ad una banale parodia di cerimonia degli oscar.
Chiudo quindi con una sentenza, che in quanto sentenza va presa sul serio senza darle importanza alcuna (o le va data importanza senza prenderla minimamente sul serio): «"The Zero Theorem", se non è un Capolavoro, è un'Opera Imperdibile che necessita di essere vista e seriamente dibattuta, in quanto Opera d'Arte di un Genio Artistico, quale è Terry Gilliam.»
Note del 2018/11/22
¹Anche dopo 2 visioni continuo a non avere idea sulla "posizione" che "The Zero Theorem" otterrebbe in un mio "podio Gilliamiano": in ogni caso, continuo a non essere veramente interessato alla proposizione di una classifica. Però ora ho "deciso" di ritenerlo un Capolavoro, almeno a livello soggettivo.
²Numerose le Inquadrature su colombe e topi vari con i quali Qohen condivide l'abitazione.
*Importante sottolineare che a Gilliam non interessa proporre una divisione tra "buoni" e "cattivi", così come non gli interessa proporre una distinzione tra la realtà e la sua deformazione onirica/allucinatoria/metafisica.
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