Regia di Terry Gilliam vedi scheda film
Solitario e bizzarro, Qohen Leth elabora incessantemente dati al computer in cerca di una soluzione per il Teorema Zero, spiegazione del senso della vita. Fuori, in una realtà distopica, c'è un mondo frenetico e ostile popolato di emissari del potere malvagio, dal quale vengono a far visita a Qohen la provocante Bainsley e il ragazzino prodigio dell'informatica Bob.
Un generico futuro distopico, tremendamente somigliante alla nostra realtà odierna; una perenne atmosfera claustrofobica; un protagonista antieroe, ficcatosi nei guai suo malgrado; un vortice di situazioni rocambolesche e di personaggi pittoreschi a guarnire il tutto: è Terry Gilliam. Ma un Gilliam minore, quello di The Zero Theorem: il risultato finale lascia infatti un bel po' a desiderare. Perchè, tanto per cominciare, il succo del discorso è piuttosto banale e prevedibile: nell'eterna rincorsa verso il sapere, l'uomo finisce per scegliere la finzione rispetto alla realtà, l'immaginazione con le sue infinite possibilità (per quanto inesistente) rispetto ai miseri, mortali, insoddisfacenti fatti concreti. Che poi anche questi ultimi possano non esistere è un passo successivo che nella sceneggiatura di Pat Rushin viene solamente sfiorato, mai intrapreso. Anche la presenza - pressochè sempre in scena, fra l'altro - di Christoph Waltz al centro del cast potrebbe sembrare una garanzia assoluta: e invece delude pure lui, costretto in un ruolo poco psicologicamente definito (un personaggio tormentato, ma non è mai chiarissimo da cosa, al di là delle sue impossibili ricerche) e continuamente sottoposto a ore di trucco francamente non del tutto necessarie ai fini della trama. Ma Gilliam è fatto così, prendere o lasciare: il suo cinema è una giostra roboante che, in genere, non smette di fermarsi neppure al termine del film, lasciando nello spettatore il seme per una riflessione o quantomeno una serie di vivide impressioni su cui fantasticare; in questo caso, purtroppo, il pur immaginifico lavoro dell'ex Monty Python non lascia granchè il segno. Nel cast anche Melanie Thierry, Matt Damon, Tilda Swinton, Peter Stormare e Lucas Hedges; il film arriva a 4 anni dal precedente lungometraggio del regista, Parnassus (2009). 4/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta