Regia di Terry Gilliam vedi scheda film
Sono passati quasi trent'anni da uno dei più bei film della storia del Cinema, "Brazil", con un giovane Gilliam, visionario e perfetto. Assoluto. Qui, Terry, in qualche modo, ci riprova, c'è ancora un futuro dispotico, affossato in una tecnocrazia totale e imperante, c'è ancora un uomo solo, tale Qoen, un bravo Christoph Waltz, che cerca una via di fuga da una società che non gli appartiene, attraverso il sogno, questa volta virtuale, tecnologico, due punto zero. Solo che questa volta, a zio Terry, viene proprio male, nulla a che vedere, ma neanche tanto così, con il suo capolavoro. Ne esce un frullato senza senso di new age, filosofia, critica sociale, humor, internet e noia. Un frullato, per carità, visionario, colorato, con personaggi strambi, i soliti del solito Circo Gilliam che gira da anni a vuoto per le sale cinematografiche. Questa roba ha stancato. Io gli voglio bene, ma la deve smettere di non avere uno script decente in mano e, quindi, di riempire cento minuti di trovate, trovatine, universi, buchi neri e, in questo caso, pure di cattiva computer grafica. E' almeno da "Paura e Delirio a Las Vegas" (ma lì c'era Hunter Thompson alle spalle) che non ne azzecca una. E si era nel 1998. Spero che riesca finalmente a fare il suo "Don Chisciotte", che almeno torna sulla terra e ha una storia scritta nella grande letteratura. Questo è un totale spreco di talento e di soldi. Si salva qualche colpo di genio, qui e là, la magnifica Melanie Thierry e la canzone sui titoli di coda, tale Karen Souza che coverizza "Creep" molto bene. So long, Terry.
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