Regia di Marcello Sannino vedi scheda film
«Sannino, noi non stiamo facendo un film neorealista. Noi stiamo raccontando la Napoli di Gaetano Filangieri». Già in questo dialogo ci sono le linee teoriche di La seconda natura, altro segmento sulla città partenopea nella filmografia di Marcello Sannino dopo L’ultima Treves, Corde e il frammento del collettivo Napoli 24. Lo spazio (il capoluogo partenopeo, appunto) è vissuto attraverso la figura dell’avvocato e filosofo Gerardo Marotta, fondatore dell’Istituto italiano per gli studi filosofici e insignito di numerosissimi riconoscimenti anche a livello internazionale. È quasi un pensiero che vuole prendere forma attraverso le sue parole, dalla decadenza della cultura europea al tradimento della politica, interrotto dagli archivi del Luce e della Rai, come evidente segnale di discontinuità tra passato e presente. Scorrono anche i volti, tra gli altri, di Edgar Morin e Hans-Georg Gadamer, ma più che le immagini tratte da conferenze restano soprattutto le tracce sullo sfondo: il suono dei passi nei lunghi corridoi attraversati da Marotta, l’eco della sua voce, i rumori della città. Elementi però troppo evanescenti rispetto a un lavoro che dà l’impressione di voler filmare la parola e farla esplodere («la seconda natura la crea la filosofia») ma con il metodo di un documentario classico dove l’energia del pensatore, la cui indignazione è già potente performance, rischia di restare intrappolata.
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