Regia di Carlo Ludovico Bragaglia vedi scheda film
Tratto da un opera teatrale di Ettore Petrolini,è un testo rivisitato per l'occasione da Carlo Ludovico Bragaglia,regista molto a suo agio nel tessere trame di "humor nero".In "47 morto che parla" Toto' è un nobile avaro,una sorta di "shakespeariano" mercante di Venezia,un centellinatore di danari,uno spilorcio che scrocca l'aria che respira e un rimbrottatore provetto del povero Carlo Croccolo,il suo maggiordomo.Il leitmotiv dominante nella prima parte del film è la frase: "E io pago!",ripetuta all'infinito dal barone Peletti ai danni di chiunque tenti di assottigliare le sue ricchezze.Una frase oramai di uso comune,entrata nell'immaginario collettivo che ancora oggi rimbomba in tg satirici da prima serata.La valenza della frase è tutta nella performance di Toto',eccellente nei panni del ricco spilorcio,a cui dona un impronta misurata e gustosissima.Il principe sfodera il meglio di un repertorio teatrale,nella prima parte del film egli ne è la figura chiave,una figura universale che a differenza di altri film non appartiene a nessuna conformazione geografica,ma è racchiuso nell'animo dello spilorcio tipico.Fin quanto i suoi compaesani non gli tireranno uno scherzo "macabro",dalle tinte geniali,per cercare di impossesarsi del suo prezioso tesoro."47 morto che parla" è un film suddiviso in due registri,la prima parte è ampiamente da commedia teatrale,una pieces dei primi del 900,un paesino italiano indefinito dove Toto' gigioneggia ai danni dei paesani.La regia è brillante,un contenitore di performance mimiche da vecchia scuola,con battute gustosissime e trovate geniali,impreziosite da una ricostruzione ambientale e costumistica di ottimo livello.Si ride e lo si fa di gusto,nell'idea geniale della regia per uno scherzo da aldila' posticcio,ambientato nei campi flegrei,col barone Peletti anima dannata per l'eternita'.La seconda parte (S) cade nella farsa rivistaiola,in una serie di situazioni farsesche e surreali,legate alla mano degli sceneggiatori Metz e Scarpelli.Toto' si trasforma da attore sopraffino a marionetta da esordi,in paradossi mimici e scenici che fanno sorridere ma sottraggono parecchio al registro scenico dell'inizio.Bragaglia utilizza la situazioni rivistaiole nel dare un significato imperativo a fughe,tradimenti e furti.Il film nel complesso è godibilissimo,ma il risultato è riuscito solo a meta',proprio per una discesa nel marionettismo che trancia in due il film,pur nell'amalgama e successione degli eventi ordinata e compatta,l'anima del film non è una,ma due:teatro raffinato nella prima parte,farsa parodistica nella seconda.Comunque un opera divertente,dall'afflato comico riuscito,grazie alla verve di Toto',in ottima forma e a suo agio anche in inferi inventati,dove anche i "ricchi e tirchi" come Peletti sembra che abbiano un anima.....
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