Regia di Carlo Ludovico Bragaglia vedi scheda film
Un nobile avarissimo custodisce gelosamente un cofanetto pieno di gioielli ricevuto in eredità e arriva anzi a negarne l’esistenza, perché in base al testamento dovrebbe cederne la metà al comune per finanziare la costruzione di una scuola. I cittadini gli fanno credere di essere morto per fargli rivelare il nascondiglio, una cantante vorrebbe a sua volta impadronirsi del tesoro, ma intanto il figlio (nonché rivale in amore) ha scoperto dove si trova e ha deciso di far rispettare il testamento. Uno dei tanti film pieni di difetti ma salvati dalla presenza di Totò: l’intreccio è macchinoso, sfilacciato, divagante, tirato in lungo con espedienti risibili (basterebbe aprire la cassetta per accorgersi che è vuota, ma a nessuno viene in mente di farlo). E tuttavia, specialmente nella prima parte, ci sono alcuni pregevoli duetti con il solito maggiordomo tonto Carlo Croccolo (sistematicamente conclusi dal tormentone “E io pago!”) che riconciliano con la vita.
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