Regia di Michele Massimo Tarantini vedi scheda film
Scritto da Piero Regnoli (sceneggiatura) e dallo stesso Tarantini (soggetto), Sangraal, la spada di fuoco è un modestissimo tentativo di ricalcare in fretta e furia il successo di Conan il barbaro (John Milius, 1982); purtroppo però sono già le fondamenta dell'operazione - una produzione non eccelsa e un cast tecnico-artistico dagli evidenti limiti - a denunciare l'impossibilità di raggiungere un qualsivoglia dignitoso obiettivo. L'energumeno Pietro Torrisi, che aveva fatto le sue prime esperienze in campo cinematografico nei peplum di vent'anni prima, è più che efficace a livello muscolare, ma non altrettanto sotto il profilo recitativo; purtroppo sull'intero cartellone non compaiono nomi di un qualche pur minimo richiamo. Fra combattimenti violentissimi, botte da orbi, atrocità assortite e mani in faccia pressochè ogni minuto di pellicola, i novanta-e-qualcosa minuti di Sangraal, la spada di fuoco riescono a sembrare perfino di più, riescono a sembrarne novecento o quasi: perchè in scena spesso e volentieri c'è solamente gente che si mena e finita lì: niente pathos, nessuna emozione, una storia incredibilmente piatta a reggere il tutto e una colonna sonora roboante (a tratti perfino in maniera comica, esagerata) a cura di Franco Campanino. Fotografia di Pasquale Fanetti e Giancarlo Ferrando; montaggio di Alessandro Lucidi; per Tarantini (che prudentemente si firma con lo pseudonimo di Michael E. Lemick) si tratta di uno dei quattro film licenziati in quel 1982: si immagini pure la qualità media. 2/10.
Per vendicarsi del crudele Nanuk, il barbaro Sangraal parte alla ricerca di una spada magica e potentissima; grazie a essa sconfiggerà il nemico e conquisterà l'amata Aki.
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