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Una 44 Magnum per l'ispettore Callaghan

Regia di Ted Post vedi scheda film

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La recensione su Una 44 Magnum per l'ispettore Callaghan

di barabbovich
6 stelle

Prendete un dialogo come questo. "Com'è morta?", domanda Callaghan (Eastwood) in obitorio. "Prima che lo beccassero quel porco le ha vuotato un flacone di acido muriatico in gola" gli risponde il suo capo. E lui: "Mmmh… questo dimostra già una certa classe". Al che, il capo ironizza: "Lei è un vero sentimentale". E ancora Callaghan, rivolgendosi al medico che ha dovuto fare l'autopsia: "Permette che il tenente pianga sulla sua spalla?". Ecco, da qui avete la misura di uno dei personaggi che hanno reso celebre Clint Eastwood, prima ancora che diventasse quel regista di culto che giustamente è diventato. L'ispettore Harry Callaghan (ma nell'originale è Calahan) è noto per i suoi modi bruschi e il grilletto facile. Però sta comunque dentro le regole. Tra un'operazione di polizia e l'altra, funzionali al film per aumentare il minutaggio e diluire la suspense, il mitico ispettore si trova con una bella patata bollente tra le mani. A San Francisco qualcuno ha deciso di fare a meno dei tribunali, spedendo i rei direttamente al creatore. L'ispettore non impiega molto a capire che le mele marce sono dentro il corpo di Polizia, ma se la dovrà vedere con un'organizzazione disposta a tutto.
Uscito dalle penne di John Milius e Michael Cimino, il secondo episodio dell'ispettore Callaghan passa dalle mani di Don Siegel a quelle di Ted Post, mantenendo le stesse caratteristiche da poliziesco girato senza troppo sfarzo né fronzoli che aveva caratterizzato Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo. Il poliziotto rude e con la cicca perennemente tra i denti è l'emblema di un cinema dalla parte dell'ordine, che guarda agli stilemi tipici del genere puntando sull'efficacia delle scene d'azione.
Curiosamente, Hal Hallbrook, qui nei panni del capo della Polizia, si ritroverà a girare un film assai simile, eloquente fin dal titolo: Condannato a morte per mancanza di indizi.

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