Regia di Marco Bonfanti vedi scheda film
"i sogni son desideri di felicità" non sarà stato un gran poeta a scriverla questa frase, ma anche la più banale ovvietà può risultare ina frase da eleggere a mantra. renato zucchelli fa il pastore. quella è una vita che gli piace fare. racconta che i suoi genitori non erano molto per la quale, soprattutto la madre, ma alla fine hanno dovuto accettare la sua scelta. una scelta non facile perchè non basta avere delle pecore, un cane e andare in montagna. ma renato ha la faccia serena e sorridente di una persona che sta bene con sè e con gli altri. si potrebbe pensare che renato è un asociale che si è rintanato in montagna con le bestie, perchè le bestie son meglio degli umani, il che potrebbe benissimo essere. ma renato ha una moglie e 4 figli giù in pianura, che si sono dovuti adattare al suo sogno di fare il pastore. una famiglia felice con una moglie che gli fa da ottima spalla e che ricorda con passione il loro passato(si conoscono da quando hanno 10 anni)riguardando le foto di renato col suo gregge durante gli anni. e renato vuole riuscire a portare il suo gregge di 700 pecore a milano, perchè i milanesi, ma soprattutto i bambini di milano, non sanno più cosa vuol dire un gregge, visto che si dannano per cementificare ogni spazio verde disponibile(per poi creare le oasi verdi resideziali appena fuori milano, il che vuol dire che nel giro di pochi anni anche quelle oasi verdi diverranno periferia). una maestra nel frattempo prepara i bambini della sua classe e chiede loro cos'è un pastore e cosa vorrebbero chiedergli se mai ne dovessero incontrare uno. l'innocenza dei più piccoli è pari a quella di renato, enorme omone sempre sorridente che vive di un grande sogno realizzato e piccoli sogni come quello di portare il gregge in piazza duomo e far fare una corsetta ai bambini sull'asino. se sono belle le scene girate in montagna, con il gregge che come onde discende le montagne e le colline, quelle girate alla periferia di milano sono ancora più belle e più forti. nella bruma invernale della pianura soffocata da strade e code di macchine bloccate da quel muro di bestie renato si muove da un prato all'altro per sfamarle e finalmente arrivare in piazza coi bambini esultanti. il docu-fiction di bonfanti sembra proprio una via di mezzo tra un servizio di un tg locale e una sorta di reality ma senza i soliti famosi-bolliti che hanno bisogno di riciclarsi prima di uccidere definitivamente ciò che di umano rimane di loro. renato non ha bisogno del mezzo televisivo per viviere o sopravvivere, del resto ci dice che da quando ci sono le macellerie arabe riesce a vendere più capre e agnelli, spiega a bonfanti ciò che lo ha spinto a fare ciò che ha fatto. nota per raidue che si vanta di trasmettere doc di qualità, salvo poi troncarlo nei titoli di coda per far posto al solito filmtv natalizio tedesco o che so io.
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