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Morning Star

Regia di Sophie Blondy vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Morning Star

di alan smithee
6 stelle

TFF 2012 - FESTA MOBILE
Il mare d'inverno, la schiuma densa che avanza e riempie le asperità naturali dell'arena deserta, la sabbia con le dune selvagge trafitte da pali disposti a pettine, una natura selvaggia del mare nordico della Manica resa magica oltre che dalla sua naturale bellezza anche da una fotografia in bianco e nero che la rende come innevata; un piccolo circo consunto dagli anni e dalla rassegnazione, un cast che comprende almeno tre icone maledette e cult della cinematografia d'autore (Denis Lavant, di origini circensi per davvero, Beatrice Dalle, strega forse anche nella vita vera, Iggy Pop, icona di se stesso e personaggio perfettamente coincidente nella vita come in qualsiasi sua piu' folle apparizione cinematografica.
"Ti piace vincere facile eh?" verrebbe da chiedere, con poca eleganza e molta istintività e sfacciataggine alla regista Blondy, qui alla sua seconda prova da regista dopo l'esordio con Guillaume Depardieu, al quale il film e' dedicato.
In effetti con questi ingredienti sopraffini e sin troppo concentrati assieme si finisce per strutturare un'amalgama che sulla carta risulta perfetta, ma che poi, appena sfornata, delude un po' e lascia in bocca un insoddisfacente sapore di incompiuto. Gli elementi accattivanti e altamente seducenti sono quelli che avrebbero e hanno tempo addietro consentito a grandi autori come Leos Carax o Aki kaurismaki di girare alcuni loro capolavori. Per questo motivo probabilmente le aspettative erano molte, troppe e la Blondy con quest'opera, comunque a tratti piuttosto coinvolgente, delude e lascia un senso di irrisolto che non ci si rassegna a mandar giu'. Tuttavia la storia di rivalità, di angherie tra poveri perdenti onesti e i soliti disonesti approfittatori meschini e' talmente universale che non puo' non risultarci familiare o adattabile senza particolare difficoltà alla realtà di tutti i giorni. Il clown Elliott per certi versi sembra un po' il pagliaccio triste di De la Iglesia nel suo ultimo (nel senso di ultimo uscito in Italia) splendido film "Balada triste de trompeta", ma mentre in quel caso la storia riesce ad emozionare e spesso vola alto su territori anche complessi di una vicenda che si innesta in contesti storici ben definiti, questa "stella" brilla invece solo a tratti, e si spegne anche spesso, come se tutti gli ingredienti fossero stati decisi un po' troppo a tavolino per volersi ritrovare troppo matematicamente col risultato perfetto. Manca dunque un po' di cuore e sentimento vero, nonostante Lavant e la sua coscienza Iggy Pop siano spesso un emozione rara da vedere assieme. mentre si congiungono e si difendono schierandosi vicini, corpi nervosi e muscolature sfatte e scolpite al tempo stesso, icone di una bruttezza cosi' studiata e perfetta che si tramuta in arte e bellezza di per se' molto accattivante. 

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