Regia di Gianni Pacinotti (Gipi) vedi scheda film
TFF 2012 - TORINO 30. CONCORSO
Primo film in concorso e primo italiano, di quel Gipi che l'anno scorso ci ha piacevolmente sorpreso con il suo spiazzante "Ultimo terrestre", certo piu' un film sull'incomunicabilità che prodotto canonico di fantascienza.
Qui ci troviamo di fronte ad un film piccolo e personalissimo, nato quasi come un tentativo "automedicale", che tuttavia noi spettatori privilegiati dell'anteprima con il regista in sala abbiamo avuto la possibilità di comprendere più a fondo per certe sfumature anche drammatiche che, per pudore ed altre esigenze, la pellicola accenna e poi sfuma con atteggiamento quasi evasivo o imbarazzato. Girato con una macchinetta a mano e una fissa appostata nel soggiorno della casa del regista e fumettista, il film documenta e scandisce in una decina di giorni il tentativo sofferto, nervoso, ma convinto di smettere di dipendere dal tabacco. Ma soprattutto rappresenta l'occasione per l'artista di uscire da un periodo un po' cupo che e' seguito alla presentazione contrastata della sua opera d'esordio, accolta benissimo dalla critica e piuttosto ignorata in sala. Affetto da un disturbo bipolare a cui accenna candidamente e su cui ironizza con simpatia, Gipi si sente un "suicida abitato da un clown": per questo il suo film pazzo viene scandito da treni veloci che sopraggiungono su binari in mezzo ai quali si trova il regista sempre travolto perchè in fuga dalle ansie che lo assillano, e spesso comicamente esaltando la sua burbera personalità. Il pretesto di smettere di fumare copre in realtà la necessità di individuare definitivamente quella svolta artistica che sta consumando i nervi del regista. La scansione in giorni crea un percorso a tappe che e' pure una confessione intima (e spesso comica) di un uomo che vive della sua arte e sopravvive ad un trauma a cui la pellicola accenna di sfuggita quando il protagonista decide di recarsi con due amici a filmare la vecchia casa delle vacanze estive di quando era bambino, teatro, come ci ha confessato Gipi nell'intervista, di uno shock indelebile rappresentato da una intrusione in casa di uno sconosciuto con un tentativo di violenza ai danni dell'amata sorella.
"Smettere di fumare" è un film sperimentale piccolo e bizzarro ma vivo e vitale, intimo e sofferto, montato giorno per giorno per scandire le tappe di una rinascita non solo fisica ma soprattutto anche interiore, per riprendere coscienza delle proprie sfaccettate possibilità espressive che così bene si prestano all'immagine cinematografica, da sempre così legata all'espressione grafica e al fumetto. Grandi applausi all'autore, grandi risate quando egli ci parla dell'irresistibile madre che appare pure nel film, "una donna che, a differenza mia, ha sempre saputo godersi la vita"; fantastici i commenti entusiastici della donna sulla cucina surgelata del suo ristorante preferito, e il tentativo mai sopito di dissuadere il figliolo a smettere di fumare.
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