Trama
Guido e Mario sono amici da una vita. Il loro primo viaggio insieme risale al 1985 e, dopo trent'anni di esperienze convissute e una lunga battaglia contro il cancro, decidono di partire per un viaggio in giro per l'Italia. A bordo prima di una Mini presa in affitto e degli Intercity dopo, tra domande e riflessioni esistenziali, pianificano un improbabile incontro con Sean Connery, il solo e unico James Bond, il loro eroe di un tempo. Dopo aver incontrato Daniela Bianchi, la prima misteriosa Bond girl italiana, tentano di contattare Connery per porgli una sola domanda e sapere come si diventa immortali.
Approfondimento
NOI NON SIAMO COME JAMES BOND: RACCONTARE IL CANCRO
Con alle spalle una lunga carriera da documentarista, Mario Balsamo in Noi non siamo come James Bond sceglie di raccontare, attraverso le riprese di un delicato road movie, la sua esperienza con il cancro. A chiarire la genesi del progetto e come si è evoluto sono le note di regia diffuse in occasione della partecipazione del film in Concorso al Festival di Torino 2012: «Il primo nome che gli ho dato era sbagliato: disco volante.
No. Un tumore maligno non viene da un altro pianeta. È roba interna. Pulsante.
Poi, dopo che me l’hanno estirpato, non mi è bastato più trovargli nomi. Avevo proprio il desiderio di raccontarlo, il cancro; e anche di fargli delle domande.
Meglio: di girarle a Guido, che è il mio amico più vicino, forse il fratello maggiore che non ho mai avuto. Perché Guido di un tumore si era ammalato nel ’95: una leucemia fulminante, da cui i medici per primi si erano stupiti fosse sopravvissuto.
Così, gli ho detto: facciamoci un film, sulle nostre malattie; dove si rida, anche; anzi: soprattutto. E lui, per tutta risposta: “Ma un film l’avremmo già dovuto realizzare… Ce l’eravamo detti in Islanda, nel viaggio del 1985. Ricordo perfino il titolo: Noi non siamo come James Bond.
In quegli anni Bond (per noi, inevitabilmente, Sean Connery) sembrava che ci guardasse dall’alto del suo smoking ingualcibile e dalle stanze d’hotel piene di stelle, che non sarebbe bastata la nostra fatiscente tenda canadese a contenere, né le nostre magliette sozze. Avevamo vent’anni, andavamo all’avventura e l’agente segreto di Sua Maestà (che incrociavamo nei cinema di mezz’Europa) sembrava deriderci. Io credo nelle coincidenze. Allora, finita la telefonata con Guido, è bastato un attimo per rendermi conto che "noi, ancor più adesso, non siamo come James Bond". Lui ringiovanisce, noi invecchiamo; lui è immortale, noi siamo (stati?) a braccetto con la morte: insieme a lei a guardare i soffitti della sala operatoria, un tramonto al mare, un affettato misto in trattoria…
Il titolo ce l’avevamo. E anche un obiettivo: cercare di rintracciare Mister Bond, alias Sir Sean Connery. Non fosse altro per chiedergli la ricetta dell’immortalità…
E intanto comincia il viaggio di Mario (che sarei io) e di Guido, gemelli assai diversi che, mentre si scrutano, dal finestrino intravedono i luoghi della loro esistenza.
Muoversi è un po’ come fare documentari: si sa da dove si parte, ma vai a capire dove approderai... Così, la domanda che avevo pensato all’inizio – Ma noi perché ci siamo ammalati? -, è sembrata sempre più inadeguata. Si è tradotta e sublimata nel racconto di un’amicizia. E il cancro lo scenario più autentico in cui ambientarla. Proprio quando i sogni del cinema cambiano pelle e si trasformano nella realtà quotidiana: tra le cose per cui sorridere e di cui commuoversi; quelle da immaginare; le infinite da fare.
Ah! Poi, alla fine, Bond l’abbiamo trovato; però sul segreto dell’immortalità, nessuna risposta…
Almeno così sembra…».
Trailer
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- Premio speciale della Giuria al Torino Film Festival 2012
Commenti (1) vedi tutti
Guarire clinicamente dal cancro non sempre garantisce anche la guarigione fisica e psicologica... purtroppo!!
leggi la recensione completa di Brady