Regia di Lowell Dean vedi scheda film
Zombie movie canadese di uno sconfortante vuoto di contenuto e che, pure sul versante divertissement, non funziona affatto. Effettacci più o meno splatter a go go, per un film di una sconsolante noia.
Sei studenti di medicina forense vengono guidati da un docente su una isola remota, per essere sottoposti ad un test d'esame su alcuni cadaveri. Si tratta dei corpi di alcuni prigionieri, costretti in prigionia proprio in quel posto e sottoposti a esperimenti scientifici illegali. Una volta iniziata la prova, qualcosa di insolito accade: la comparsa di un corpo in più, non previsto tra le inanimate cavie. Si tratta di un "morto vivente", aggressivo e in grado di contaminare tramite morsi contagiosi.
Il regista canadese di I heart regina (2010), tale Lowell Dean, tenta una seconda prova dietro la macchina da presa. Per l'occasione dirige una brutta sceneggiatura, opera del debuttante scrittore Christian Piers Betley. Il quale non trova di meglio che ripetere, per la milionesima volta, il tema (demenziale, diciamolo onestamente) degli zombi resi tali per scellerati esperimenti, aventi l'inevitabile finalità militare (un tripudio di luoghi comuni, strictu sensu). Non è tanto l'insulsa sceneggiatura a rendere brutto questo 13 eerie (titolo eccentrico, che poi sarebbe il nome del campo destinato ai poveri reclusi). A rendere veramente brutto il film ci pensa una regia distratta e svogliata, che nemmeno tenta di convincere gli interpreti a prendere sul serio il progetto.
Nonostante gli effetti gore e splatter siano in misura copiosa, non riescono mai a generare un minimo di orrore. La tensione è pressoché assente e vedere questi poveri cristi correre a destra e sinistra per poi tentare di scappare con un autobus d'epoca, rende patetica l'intera esperienza audiovisiva. L'eccessiva violenza riesce nell'impossibile impresa di rendere goffamente ridicole le scene più estreme, mentre il look degli zombi è tra i più brutti mai visti: presentano infatti una carnagione scura e rigida, simil cuoio ma corrono come lepri e sghignazzano -strabuzzando gli occhioni- senza alcuna ragione, dato che un film di questo tenore sollecita più il pianto che il riso, per lo sperpero di maestranze, budget e tempo perso. Il geniale autore l'anno seguente farà, per quanto (im)possibile, anche di peggio con WolfCop (2014) film che avrà, come incredibile seguito, nientemeno che Another WolfCop (2017). A parere di chi scrive, e con l'attuale curriculum, Lowell Dean si candida ad essere uno dei meno dotati (per non dire peggiori) registi canadesi (e non solo).
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