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El hombre de las mariposas

Regia di Maxi Valero vedi scheda film

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La recensione su El hombre de las mariposas

di OGM
8 stelle

L’uomo delle farfalle non è il protagonista di una favola. È un personaggio che vive dentro la parte più dura e contraddittoria della realtà, nell’ombra in cui essere nessuno è l’unico modo per potersi salvare. L’eroe dei romanzi non cerca mai l’anonimato e il buio, perché, anche con un nome falso e una presenza sfuggente, vuole comunque diventare leggenda. La sua copertura è una maschera mitologica. È bellezza finta, per coprire la bruttura della banalità. Sergej/Lucio è, invece, un essere in carne e ossa, che vive nell’isolamento, che ha fatto della fuga dal mondo il suo scopo ultimo, e scevro da ogni idealismo. È un combattente che ha subito la peggiore delle sconfitte: gli hanno tolto, per sempre, il motivo per cui lottare. Colui che, un tempo, era un valoroso generale dell’esercito sovietico, adesso non ha più una patria ed un regime da difendere. Il suo mestiere era usare le armi. Per un po’ ha provato a riconvertirsi in un guerriero del malaffare, un mafioso che conquista mercati ed uccide i rivali. Poi anche quest’attività si è svuotata di senso. Ora non gli resta nient'altro che un modesto lavoro in fabbrica, una casa solitaria in mezzo alla campagna, una collezione di farfalle dipinte a mano. La Spagna, la terra di origine di suo padre, è diventata il luogo del suo esilio segreto. L’oblio, per quell’uomo, potrebbe essere eterno e perfetto, se un giorno non gli capitasse, all’improvviso,  di riscoprire il legame con una famiglia che credeva perduta. Sua sorella è morta, e sua figlia, la piccola Natasha, è rimasta sola col patrigno Jacob. È quest’ultimo, inaspettatamente, a mettersi sulle sue tracce e ad affidarle la piccola,  in occasione della sua partenza per un viaggio d'affari. Inizia così, per Sergej, una nuova missione, la quale si rivelerà la più dolorosa e cruenta che egli abbia mai affrontato.  Il sangue è, insieme, un valore e un sentimento. È un fluido vitale che, nell’amore, si sente e si vede scorrere. La passione si tinge di rosso, quando è scritta nella carne, con la tenera scrittura del bene, o con i crudeli graffi del male. Sergej ha la pelle segnata da tanti tatuaggi, che tracciano le tappe di una storia tormentata, vissuta visceralmente, ed impossibile da dimenticare. Quei disegni rimangono impressi sul suo corpo, anche se il loro significato è tramontato. Sono la scia indelebile di un cammino che conosce solo il linguaggio della forza, coltivata come un tesoro, ed usata per sopravvivere, in modo sbagliato, o per fare giustizia, nell’unica maniera praticabile. La disperazione, a lungo sopita nel petto come un’artificiosa forma di dolcezza, esplode in rabbiosa violenza, prima di spegnersi definitivamente nella rassegnazione. Un mite artigiano si ridesta dal sonno per riscoprirsi, per un attimo, un vendicatore spietato, che vuole solo chiudere i conti.  Il risveglio della coscienza coincide con un gesto di morte. L’omicidio/suicidio è la sinistra via d’uscita da una sofferenza che ha raggiunto l’assurdo. Accanto a Sergej c’è una donna, un medico, che ha scoperto questa atroce verità nell’universo della malattia, assistendo a certe sue disumane aberrazioni. Una farfalla è un pensiero leggero, nel cui volo l’anima trova sollievo. È un piccolo salto che porta via da un suolo cosparso di inutili ostacoli. Laggiù, in fondo al passato, ci sono i lutti, gli errori, le colpe e i rimpianti.  Qualcosa da nascondere, eppure da conservare nel cuore, come un’emozione di diamante, tagliente e preziosa. O come un’ala blu che si scioglie in un potente veleno.

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