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Punto zero

Regia di Richard C. Sarafian vedi scheda film

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La recensione su Punto zero

di millertropico
8 stelle

"Punto zero" che è uscito sugli schermi nel 1970, è uno dei titoli fondamentali (e vero e proprio "cult")  che si staglia con prepotenza nostalgica fra quel poco di effettivamente "rivoluzionario"  ha espresso il cinema  contro "dell'altra America".

 

Ancora una volta è il tema del viaggio (inteso come scoperta di se stessi, ma anche di fuga) ad essere centrale, ben tratteggiato in un film come questo che si muove su due piani distinti (ma che si integrano perfattamente fra loro): l'assurda scommessa con se stesso e con  la vita del protagonista, e l'incontro con i diversi aspetti dell'America rurale  con cui si trova a confrontarsi nel suo errabondare verso il "punto zero".

 

Il Kowalski protagonista della storia (un cognome mitico  che ritorna spesso nel cinema) è indubbiamente  figlio della sua epoca  e delle sue contraddizioni, un uomo che entra in contatto con forme di rifiuto altrettanto tipiche di quel periodo (gli anni '60) che ha comunque una consapevolezza interiore che lo rende  particolarmente leggibile anche ai giorni nostri.

La sua immagine insomma, pur in assenza di notazioni particolari, regge perfettamente l'usura del tempo (altrettanto non si può invece dire del mondo con cui viene a contatto, prodotto e sintomo di una condizione  dalle caratteristiche precise, e quindi inesorabilmente datato).

 

Entrando più specificatamente nel merito della storia, la pellicola si rappresenta come un viaggio-confronto con tanti fallimenti (e incapacità) individuali che ci fa penetrare in un universosegnato dalla meschinità degli adattati e dalla miserrima esistenza dei drop-out, dei rifiuti sociali costretti a sopravvivere separati  dalla realtà che li ha emarginati discriminandoli, e quindi dentro a una specie di llusiorio limbo in attesa di un (im)possibile riscatto.

 

 

il film ha dunque il pregio e l'ambizione di mettere a confronto due mondi e due culture assolutamente  non conciliabili e di farci percepire una volta di più tutta la desolazione  dei reietti della povertà assoluta, della mancanza di stimoli e obiettivi,attraverso questo allucinato peregrinare  di un protagonista altrettanto disgregato ma che ha almeno le idee più+ chiare e la voglia di mettersi in discussione.

 

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