Regia di Richard C. Sarafian vedi scheda film
Vanishing point si può definire il gemello a quattro ruote di Easy rider, si iscrive a pieno titolo in un genere instabile che sta fra il road movie e l'exploitation, manifesta una parte di quello sguardo scettico verso la società a cui si dovrà rendere conto nel cinema a venire. Come il film di Hopper, Vanishing point del regista R.Sarafian, rappresenta il disorientamento e lo stato d'animo delle nuove generazioni dell'epoca che si pongono in maniera critica verso i valori tradizionali e le istituzioni. I giovani scoprono nuove forme di socialità e ideali alternativi con i quali crescere e confrontarsi. Vanishing point però non è affatto un film politico, tramite la parabola descritta dal movimento dell'auto in viaggio, farà intuire solo le ombre di un sistema in crisi, sostanzialmente descrive la cavalcata senza speranza di un uomo che non manifesta la sua critica verso la società, anzi la ignora, contrappone la sua insofferenza e il suo rifiuto, crede solo di cercare un posto dove stare meglio e ripartire di nuovo. Ex pilota da corsa, e reduce del Vietnam, Kowalski deve portare un'auto da Denver a San Francisco nel più breve tempo possibile per scommessa, il suo viaggio dentro i vari stati Usa diventa una sfida con la polizia che dal semplice rilievo di infrazioni di velocità, lo identifica come un pericolo pubblico da fermare ad ogni costo. La struttura portante della vicenda è costituita dagli elementi più connotativi del cinema che va delineandosi: la macchina come mezzo di fuga e rifugio esistenziale, la strada senza fine che cerca nuovi orizzonti ridefinendo il paesaggio americano fra desertificazione, relitti industriali, cornici urbane sempre più scollegate dalla collettività, il protagonista l'uomo solitario, pistolero dalle polveri bagnate che non può che aggrapparsi alla fuga, all'antieroismo di fronte a una realtà che non riesce a fronteggiare. La durezza della polizia corrotta dal proprio potere e la colonna sonora musicale quale strumento di identificazione e di sostituzione del dialogo fra generazioni diverse completano il quadro. L'uomo in fuga diventa testimone di un mondo che si sta capovolgendo e R.Sarafian usa elementi oggettivi per giustificarne l'azione. In alcune sequenze, durante inseguimenti spericolati, al verificarsi di incidenti che mettono fuori gioco gli inseguitori, il regista inserisce in flashback le cadute di Kowalski durante le corse, rimandando ad una ridefinizione del personaggio come detto meno eroicamente possibile e abituato a sfidare la morte quasi per gioco. La stazione di polizia che coordinerà l'operazione di termine del viaggio dell'uomo è sorprendentemente composta dalla quasi totalità di donne, quasi che per ricondurre la realtà fuori dal gioco della rappresentazione occorra una meticolosità e uno scrupolo lucido e incorruttibile. Vagando nel deserto, Kowalski incontra una comune hippy portatrice della nuova cultura di libertà, il comportamento dei suoi componenti sarà improntato alla diffidenza e al sospetto, cioè l'esatto contrario di ciò che dovrebbero sostenere. Stesso discorso vale per l'incontro con la motociclista nuda, nel quale l'uomo rifiuta sesso e droga alla portata disconoscendone la trasgressione ideologica. Un discorso a parte merita la voce guida che segue e incoraggia l'avventura di Kowalski, dai microfoni di una radio che all'epoca si sarebbe definita libera, un dj cieco afroamericano, Supersoul, enfatizza e sostiene l'azione del fuggitivo che lo ascolta dall'autoradio. Come scontata appare la solidarietà fra elementi marginali, neri e disadattati, è invece interessante e premonitrice la funzione comunicativa del mezzo, la radio. Dapprima si raduna una piccola folla davanti allo studio di trasmissione, dove la gente si identifica e si ritrova nelle gesta del personaggio alla guida dell'auto. Poi, lo strumento mediatico manipolato dall'incedere degli eventi e da chi ne ha il controllo trasforma la massa sempre più grande in pubblico passivo assetato di spettacolo. Poco importa se Kowalski si trasforma in vittima sacrificale, conta solo assistere all'evento senza modificarlo, senza attribuirne significati, in nome di un' immagine che contenga anche gli spettatori come i nuovi e unici protagonisti dell'evento. Q.Tarantino nel 2007 ha omaggiato il mito di Vanishing point con il suo Grindhouse, a prova di morte, intorbidendo il contenuto rispetto all'originale, forse ne ha riportato a galla il lato più nascosto.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta