Regia di Richard C. Sarafian vedi scheda film
Una bella faccia da cinema quella di Barry Newman,lineamenti spigolosi,imperfetti ma che rimangono ben impressi,ben lontano dai canoni efebici che vengono richiesti al divo dei giorni nostri.E la sua faccia è perfetta per essere un unicum con la sua macchina,una Dodge Challenger con motore truccato,lanciata a folle velocità sulle strade del Colorado e in mezzo al deserto del Nevada per arrivare a San Francisco solo per vincere una scommessa temeraria.Quasi un voler superare i propri limiti.Naturalmente non passa inosservato e viene inseguito dalle polizie dei vari Stati ma facendo così gli creano solo l'aura del mito.Il film di Sarafian ha i dialoghi ridotti all'osso ma tecnicamente è sopraffino con bellissime sequenze di inseguimento e molta musica dell'epoca.E'un film orgogliosamente contro come poteva essere Easy Rider:contro la polizia,contro il sistema castrante qualsiasi velleità personale,contro ogni forma di autorità.Ma qui le ruote sono quattro e ben piantate sull'asfalto che scotta.La Dodge attraversa scenari da film western con i suoi cavalli vapore facendo assaporare per un attimo la libertà al suo cavaliere,un uomo dal passato complicato e doloroso.Punto Zero è un film sulla fuga,un Easy Rider con due ruote in più e vari allucinogeni in meno,un Duel svuotato di tutte le sue connotazioni metafisiche,un manifesto sulla libertà e sulla pace.Un film dall'anima hippy tipicamente anni '70 in cui l'uomo col suo destriero a vapore deve confrontarsi con qualcosa di molto più grande di lui,sia fisicamente(il deserto del Nevada che per miracolo non lo inghiotte) che metaforicamente(il sogno).Kowalski non ha un nome di battesimo ma ha un sogno che lo spinge a mettere l'acceleratore a tavoletta incurante delle regole.Un sogno che forse è solo utopia.E che comunque se lo porta via.Oggi forse è datato,appare come un documento d'epoca lontano da noi come il coevo Strada a doppia corsia di Monte Hellman,come il film di Sarafian un manifesto sulla libertà su quattro ruote simboleggiata da gare clandestine per automobili truccate.Omaggiato a dismisura da Tarantino in Death's proof ,la sua sezione di Grindhouse.
regia tecnicamente sopraffina,ai limiti del documentario
bella faccia da cinema anni '70
nella parte dello speaker radiofonico cieco.
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