Regia di Patrice Leconte vedi scheda film
Giovane ingegnere di belle speranze ma umili origini nella Germania di inizio Novecento, Friedrich Zeitz crede nell’etica del lavoro e conquista, con l’impegno e l’intelligenza brillante, il favore dell’anziano capo dell’acciaieria, Karl Hoffmeister. Il quale lo prende sotto la propria ala, lo elegge a segretario personale, lo ospita nella sua bella casa borghese, gli chiede di partecipare all’educazione del figlio. Naturalmente, il vecchio e malato Karl ha una moglie giovane e bellissima, Lotte; inevitabilmente, tra Lotte e Friedrich si accende il sentimento. Ci si aspetta un mélo tradizionalissimo e infallibile, date le premesse (il film è tratto dal romanzo breve Il viaggio nel passato di Stefan Zweig), ma il dramma dell’amore impossibile, per respirare, necessiterebbe di conflitto, passione, disperazione.
Invece i due protagonisti s’attraggono per dovere di script, ma senza alchimia visibile, per quanto Rebecca Hall e il Richard Madden di Il trono di spade ci credano molto, mentre un Alan Rickman stanco (e pur sempre impeccabile) li osserva bonario da lontano, rassegnato a vedersi soppiantare più per regole narrative che per l’irruenza irrefrenabile del desiderio. Ingabbiato nell’eleganza anonima di cento altri film in costume, il tormento di Una promessa sta tutto nell’accanito tentativo di raccontare i silenzi, i non detti, i gesti sospesi - almeno fino a quando non inonda lo schermo con vagonate di lettere mortalmente verbose; e in definitiva, finisce per non dire proprio nulla, a nessuno.
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