Regia di Philippe Godeau vedi scheda film
La vera storia di Toni Musulin. Della sua straordinaria impresa criminale e dei suoi segreti mai svelati. Un signor nessuno che, da un giorno all’altro, è balzato agli onori della cronaca per aver rubato, senza ricorrere ad alcuna forma di violenza, un’enorme somma di denaro, un carico di banconote destinate alla Banque de France. Un ladro che non ha mai utilizzato quei soldi, perché si è subito costituito alla polizia. La vicenda, narrata nell’omonimo libro della scrittrice francese Alice Géraud-Arfi, è la solita storia che parte da un’anonima normalità per sfociare in una inattesa e singolare forma di eroismo: è la parabola del povero diavolo che, sfoderando improvvisamente un’insospettata dose di coraggio ed ingegno, lancia la sua sfida contro i potenti, additati come i diretti responsabili della sua vita disagiata ed infelice. Il piano di Toni rimane misterioso fino all’ultimo, come tutti i progetti solitari e un po’ folli che non ammettono complici, perché nessuno li capirebbe. Per chi, come noi, assiste alla quotidianità del protagonista, di sua moglie, dei suoi colleghi, è davvero difficile intuire la presenza di una trama nascosta, che viene accuratamente preparata, giorno dopo giorno. Solo gradualmente la figura di Toni assume i contorni del classico tipo strano che sembra avere in mente qualcosa di losco: un uomo taciturno, a volte inspiegabilmente maligno, che cova strane ambizioni e tende alla megalomania. Eppure il suo atteggiamento non mostra tratti patologici, perché appare studiato, esente da colpi di testa e da inutili esibizionismi. Fermezza e misura caratterizzano il personaggio e lo stile del racconto, che lo mette attentamente a fuoco senza mai esaltarlo, e conservando, nei suoi confronti, proprio quel misto di ammirata curiosità e di rispettoso distacco con cui egli vorrebbe essere guardato. Gli piace essere osservato, ma non sopporta di essere disturbato. E probabilmente aspira ad essere venerato con moderazione, e in maniera tale da non perdere di vista la realtà circostante, dalla quale il suo operato trae le motivazioni morali. La sua impresa è da intendere come una reazione alle problematiche sociali riguardanti il suo mestiere di conducente di furgoni portavalori, la sua posizione di agente di sicurezza sfruttato e sottopagato, soggetto a turni di lavoro massacranti e privato delle necessarie tutele; e, per di più, addetto al trasporto di un tipo di merce che fa davvero gola. La scelta alternativa sarebbe quella di adeguarsi e tacere, crogiolandosi nella mediocrità, come certi suoi compagni di sventura, che da tempo hanno smesso di attribuire alla loro mansione la dovuta importanza. A fronte di questa mancanza di dignità, essere seri significa forse rifiutare le regole e ribellarsi. Toni lo fa, violando la legge, ma mantenendo intatta la coscienza. Compiendo un gesto clamoroso, tanto grave nella sostanza quanto simbolico nella forma. E senza mai sottrarsi alle proprie responsabilità. Il film di Philippe Godeau traccia il percorso sobrio e silente di uno spettacolare delitto. Meditato e provocatorio. Messo in atto con intelligenza e orgoglio. Fulminante nella sua inoffensiva semplicità, eppure indecifrabilmente geniale.
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