Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Alta crudeltà nel film d'esordio di Marco Bellocchio, vera e propria bomba che si abbattè sulla metà degli anni Sessanta, con un racconto di devastazione degli abituali canoni di Famiglia mai mostrato così, nel nostro cinema. "I pugni in tasca" aggredisce con aguzzo furore il più intoccabile dei tabù italiani,con inedita sfacciataggine:propositi suicidi, una madre non vedente spinta giù in un burrone, un fratello con problemi mentali annegato in una vasca da bagno,botte e una certa morbosità nei rapporti tra consanguinei, fino ad un finale cattivissimo, in cui qualcuno viene lasciato morire di una crisi epilettica senza concedergli un minimo aiuto, la noia che assilla e rende insane le relazioni di una famiglia guasta. Affilata e all'acido, quest'opera prima di un autore tuttora importante impone una visuale originale, che ancora oggi è disturbante, figuriamoci alla sua uscita: Lou Castel, specializzato in ruoli spesso ributtanti, e Paola Pitagora, qui affascinante ma anche sinistra, sono scelte sopraffine per il duo di fratelli senza cuore nè pietà, vipere allevate per mordere a morte chi si fida di loro. Girato in un bianco e nero livido, quasi liquido in alcuni momenti, è uno di quei lungometraggi che rivelano tutta la loro forza soprattutto appena dopo la visione, facendo rimuginare lo spettatore a lungo su ciò che ha visto.
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