Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
"I pugni in tasca" è il primo film di Marco Bellocchio ed è uno dei più notevoli esordi del cinema italiano, degno di altre opere prime epocali come "I 400 colpi" di Truffaut e "Fino all'ultimo respiro" di Godard. Del resto, Bellocchio fu uno dei registi italiani più sensibili alla lezione della Nouvelle Vague francese, insieme a Bertolucci e a pochi altri. La storia di Sandro, giovane tormentato e in preda ad un furore distruttivo che lo porta ad eliminare sistematicamente i membri della sua famiglia, finchè la sorella per cui prova un sentimento incestuoso lo lascerà morire in preda ad una crisi epilettica, fu un discreto shock all'epoca. Bellocchio si scagliava con ferocia contro la borghesia in putrefazione degli anni 60, le sue tare ereditarie, la sua sostanziale immaturità, aggiornando la lezione pasoliniana e anticipando la rivolta sessantottina col suo furore iconoclasta. A distanza di quasi cinquant'anni il film risulta un'opera ancora vitale, per nulla invecchiata, diretta con freddo rigore e con una venatura grottesca che non nasconde la tragicità latente. Alcune scene conservano intatta la loro carica dissacrante, soprattutto l'inquietante omicidio della madre gettata in un burrone, e il talento figurativo del regista è già maturo. Nel cast, da segnalare il notevole exploit di Lou Castel che a tratti sembra ricordare un Marlon Brando giovane nella sua ostentata fisicità autodistruttiva e risulta molto convincente nel difficile ruolo di Sandro, e brava anche Paola Pitagora, la protagonista dei "Promessi sposi" televisivi che al cinema non è stata sfruttata come avrebbe meritato.
voto 9/10
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