Regia di Roland Sejko vedi scheda film
Dopo La nave dolce di Daniele Vicari, giunge nelle nostre sale Anija. La nave, documentario che racconta degli esodi albanesi degli Anni 90 verso le coste italiane: fughe di massa, reazioni sfinite dalle chiusure ermetiche del comunismo (1991) o rabbiose contro le inefficenze mafiose e immature della democrazia (1997). Roland Sejko - che su una di quelle navi, ci dicono i titoli di coda, ci è stato - descrive il Paese che spinse i suoi abitanti alla diaspora, si affida a immagini d’archivio per mostrare lo sguardo egemonico del regime e poi la sua violenta, liberatoria caduta, punteggia le interviste frontali ai singoli individui protagonisti di quella ribelle folla migrante con filmati televisivi capaci solo di testimoniare il plurale, passando dal coro dei media italiani, dalla Storia collettiva, al racconto di esperienze in prima persona. Capire chi sono quegli uomini, quelle donne. Ieri e oggi. Cosa pensa(va)no del loro Paese, di quello che li ha accolti. E capire i perché, sfaccettati tra privato, pubblico, realtà, Tv. Non la ricostruzione dettagliata di un singolo evento, come il bel film di Vicari, ma il racconto corale, l’interpretazione a più voci di una pagina di Storia ampia, il meritevole e ambizioso tentativo di restituirne la complessità tramite brandelli visivi e testimonianze. Peccato che l’emozione prenda frequentemente il sopravvento, soprattutto nelle sequenze che estetizzano e sgranano la nettezza delle immagini d’archivio, concedendosi a un lirismo ridondante.
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